I tre giorni di fuoco del M5S
Conclusesi le tre giornate di fuoco al Circo Massimo dell’#Italia5stelle, quello che si pensava sarebbe stato un flop a tutti gli effetti ha invece assorbito migliaia e migliaia di persone che hanno coperto tutto lo spazio dell’antico circo romano. Se quindi, da una parte, l’affluenza e la partecipazione hanno contribuito a rendere soddisfacente l’esito di questa manifestazione, dal punto di vista dei contenuti qualcosa da ridire c’è.
Ma d’altronde quando si parla di politica italiana, e nello specifico di Beppe Grillo e compari, è difficile eludere messe in discussione o polemiche. Chi semina raccoglie, recita l’antico proverbio e, in questo caso, a essere seminate dal Movimento 5 stelle cosa possono essere se non polemiche? Ma Grillo e Company saranno preparati a raccoglierne altrettante. L’entusiasmo dei moltissimi seguaci dei pentastellati, che sono soliti reputare questo partito l’unico in grado di ascoltare e fare proprie le esigenze degli italiani, l’unico empatico nei confronti delle sofferenze e preoccupazioni della gente comune e l’unico con gli attributi necessari a dare vita a un vero e proprio cambiamento, forse dovrebbe essere compensato con un minimo di raziocinio e piedi per terra. É vero che ci troviamo in un periodo storico, interminabile, in cui la rabbia è l’unico sentimento al quale ci si riesce a immedesimare. Appena, dunque, si trova un’ala della politica che dimostra un’emozione uguale, e perfino maggiore, di quella del popolo, come si può non acclamarla e apprezzarla? E proprio questo il popolo ha avuto la possibilità di concretizzare l’11, il 12 e il 13 ottobre al Circo Massimo. Da Grillo, ma anche da Di Battista, Di Maio, Del Grosso, Sibilia, Casaleggio, il guru del M5S e molti altri che hanno parlato sul palco installato al Circo Massimo, la rabbia della folla è stata aizzata nei confronti della classe politica che Grillo ha definito “eufemisticamente”: “Gente che ha distrutto tutto, sono scimmie con il culo rosso e pelato, sono le scimmie dal culo rotto e pelato! Più loro vanno su, più gli vediamo il culo pelato…”. Verrebbe spontaneo immaginare il comico (con questo gergo risulta abbastanza difficile pensare a lui come un ex tipo da teatro), nei panni di premier e vedergli attuare almeno metà dei suoi fantasmagorici programmi. Uscire dall’euro è uno di questi, e quello che è stato più trattato e dibattuto. Il tutto accompagnato da un vaticinio: una volta raccolte le firme per uscire dalla moneta unica, il M5S andrebbe in Parlamento a governare…Poi?
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“L’Europa è già fallita, basta vedere quanto siamo succubi degli Stati Uniti. Se al governo ci fossimo noi, andremmo da Obama a dirgli che essere alleati non significa essere sudditi”, le parole di Alessandro di Battista, onorevole del partito. “Stare in Parlamento è così frustrante, inutile… ha ragione Grillo, potremmo dimetterci in massa. Io lo farei già domani mattina”, by Roberta Lombardi, altro onorevole del M5S. Per quanto riguarda il discorso dell’uscita dall’euro è bene ritornare un attimo alla realtà. Si tratta infatti di un’azione incostituzionale, visto che la nostra legge non ammette referendum sui trattati internazionali. E su questo specifico punto, persino una voce molto ascoltata dai pentastellati, ovvero quello di Paolo Becchi, ordinario di Filosofia di Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza di Genova, ha dimostrato tratti di sconforto rispetto allo stile grillino del tutto fumo e niente arrosto: ”Il Movimento 5 Stelle non può solo lanciare l’idea di un referendum consultivo senza dire quale è la sua posizione sull’euro. Grillo scelga e decida: il Movimento vuole uscire dall’euro o no? Altrimenti si fa come Ponzio Pilato e si lancia la palla agli italiani”. Rispetto ad altre promesse più a breve termine, come l’uscita dal Parlamento o la visita a Genova da parte del Movimento, siamo alle solite. Su quest’ultima però almeno Beppe Grillo ha mantenuto la parola ed è tornato effettivamente nella sua città, sommersa nel fango. Accoglienza? Ben diversa da quella a braccia aperte romana. Il genovese più popolare di Italia è stato contestato a casa sua sia per non aver rispettato la parola di soccorrere gli alluvionati insieme agli altri pentastellati che per il fatto di non essersi mai fatti vedere in città da quando sono entrati in Parlamento. Una bella festa quindi quella al Circo Massimo, con vino, stand, alimenti a basso costo, belle e tante parole. Ma per il resto? Programmi concreti continuano a mancare totalmente; la loro propaganda è basata sul web e sul blog, il cui canale non è facilmente raggiungibile per determinate fasce di età. Anche se il web è alla portata di molti, risulta però, in linea di massima, un mezzo asettico; se ci si vuole avvicinare al pubblico è bene organizzare più spesso riunioni come quella dello scorso week end nella Capitale. Ma è anche vero che di manifestazioni in piazza con miriadi di esponenti di partito tra urla ed entusiasmo possono farsene tante; quello che manca però è una linea ufficiale del Movimento, un gruppo ristretto di portavoce che spieghi e si preoccupi di parlare con ordine al popolo ma anche con le opposizioni, senza temere o rifiutare a prescindere il confronto. Tutto forse sarebbe più credibile.
Fonti: L’Espresso