Banda larga: Italia indietro rispetto all’Europa
Lo conferma l’ultimo bollettino trimestrale dell’Agcom, basato sulle informazioni fornite dalla società Akamai Technologies. Stando a quanto riporta l’osservatorio, il nostro Paese sarebbe al 47° posto nel ranking mondiale con una velocità media su rete fissa pari a 5,2 Mbps (megabit per secondo), che scende a 4,6 Mbps sul versante mobile. Prima in classifica la Corea del Sud, vero e proprio fiore all’occhiello per quanto riguarda l’innovazione, con una media di 23,6 Mbps. Restringendo il campo alla sola Europa invece, in pole position troviamo la Svizzera (14,9 Mbps), a seguire Paesi Bassi (14,3), Svezia (13,6) e Irlanda (12,6).
Per quanto riguarda gli operatori, Telecom è scesa al 61% con una perdita di 1,5 milioni di linee fisse, mentre Wind mantiene posizione al 13,5%. Cresce Fastweb con un +o,8% su base annua e arriva a sfiorare il 10% della quota di mercato superando Vodafone, che si arresta al 9,5%. Sulla telefonia mobile Tim si conferma la compagnia leader (32,1%) pur con un lieve arretramento (0,5%). Arretra anche Vodafone del 2,1%, attestandosi al 27,7% dove invece avanza 3, che supera il 10%. L’indagine registra inoltre un abbassamento dell’indice di mobilità (dal 20 al 12,6%), ovvero gli utenti cambiano gestore con meno frequenza rispetto al passato.
Una sfida importante quella della banda larga, messa da anni nella cosiddetta agenda digitale del politico di turno a caccia di consensi (prima il governo Monti, poi quello Letta, ora l’accorto Matteo Renzi) ma ancora lontana dall’essere vinta o semplicemente affrontata con contenuti anziché per slogan. Perché questo è uno dei temi su cui si gioca il futuro del Paese. L'”alta velocità” può significare molto: taglio dei costi in diversi settori, miglioramento della produttività aziendale, rilancio del made in Italy, creazione di posti di lavoro e incremento dell’occupazione giovanile, crescita del Pil. Ma come osservano Francesco Cancellato ed Emiliano Santoro in un articolo pubblicato per Linkiesta, la banda larga è semplicemente un’infrastruttura: non può, da sola, fare da volano al cambiamento reale di una società. Perché questo accada, perché l’innovazione diventi progresso, occorre che il governo si impegni concretamente nell’alfabetizzazione informatica, nella creazione di percorsi d’eccellenza, in una parola si adoperi ad educare al digitale le generazioni di oggi e di domani. Altrimenti accadrà che le nostre reti saranno più veloci della nostra cultura, ferma al palo con la nostra economia.