Brasile: ballottaggio tombale.

Al primo turno delle elezioni presidenziali in Brasile vince Dilma Roussef, ma non contro Marina Silva. I sondaggi che spianavano la strada alla candidata del Partito Socialista Brasiliano sono stati ribaltati clamorosamente, segno che, non solo in Italia, non c’è mai da farci troppo affidamento.

Infatti, al ballottaggio contro Dilma e il Partito dei Lavoratori andrà Aecio Neves, candidato del Partiro Socialdemocratico del Brasile (Psdb). Tutti lo davano sul gradino più basso del podio, e invece il candidato moderato ha staccato di ben dieci punti percentuali la sua rivale per il secondo posto raccogliendo il 33,56% dei voti contro il 21,09% di Silva e il 41,5% della Roussef.

Dal 6 ottobre si è dunque aperta la caccia ai voti per il secondo turno, in uno scenario che pochi si sarebbero aspettati. A stupire, ancora una volta, è stato il bacino socialista. Perché un conto sarebbe stato correre per la presidenza con Marina Silva incassando il sostegno di Neves, tutt’altra questione invece, sostenerlo come candidato presidente. Le voci di un possibile sostegno alla luce del sole sono circolate e rimbalzate per tutte le agenzie di stampa, in attesa della direzione del partito socialista chiamata a decidere sulle scelte politiche in vista del ballottaggio. E la decisione è giunta: 21 dei 29 membri della direzione del Psb, riuniti a Brasilia, hanno scelto di svoltare definitivamente a destra, verso il conservatorismo, in sostegno di Aecio Neves. Una pietra tombale sopra la residua caratterizzazione socialista del Psb.

La stessa Silva è stata chiamata in causa dal candidato socialdemocratico, e ha cercato di mettere il capello sulla questione ambientale e sui diritti dei nativi, sapendo bene che almeno un terzo dei suoi elettori l’hanno votata per il suo passato ambientalista e come voto di protesta nei confronti del Pt. Tentativo vano, poiché il Movimento dei Senzaterra ha garantito il suo appoggio esplicito a Dilma Roussef, con la richiesta di una “costituente” che riformi il sistema politico: prima di tutto però, occorre non tornare indietro consegnando il paese nelle mani delle destre. Perciò anche movimenti e sindacati hanno ribadito il loro appoggio alla presidente, che punta a quel terzo di voti di sinistra della Silva, e potrà contare sull’appoggio del Partito del movimento democratico brasiliano (Pmdb), una delle maggiori forze elettorali del paese e su quella di altre sette formazioni minori. Ma sa di correre sul filo del rasoio.

La questione si gioca, come noto, sui temi economici. Banchieri e grandi imprenditori non hanno tardato infatti a far sapere che il governo delle destre sarebbe un toccasana per l’economia brasiliana; mentre la Roussef, pur senza fare concessioni al mercato (come piace ricordare all’agguerrito Lula) ha promesso di sostituire l’attuale ministro delle Finanze, Guido Mantega, in carica da 8 anni. La richiesta che da destra viene rivolta al Pt è sostanzialmente una: scongelare i rapporti con gli Stati Uniti, pessimi dopo lo scandalo Datagate.

Appuntamento al 26 Ottobre, per un arrivo al photofinish non solo tra due candidati alla presidenza, ma tra due modi alternativi di concepire il mondo e pensare al futuro.

@aurelio_lentini

Ballottaggio-Dilma-Rousseff-Aecio-Neves

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