Muheres: in Brasile l’emancipazione femminile si fa disegno
C’è Alice che fa sesso occasionale ma rispetta se stessa, Silvia che non tinge i capelli bianchi, Helena che non può mettere i tacchi perché è troppo alta ma li mette comunque, Amanda che non si depila ed è bella lo stesso. Ci sono Samantha, Jessica, Alina, Lorena, Ana e molte altre. Nei disegni di Carol Rossetti ci sono le donne e le loro storie, la loro diversità. Storie racchiuse in semplici tratti di matita, che sembrano gridare, al mondo e alla società, «il corpo è mio e lo gestisco io».
Lei è un’artista brasiliana di 26 anni, ma preferisce definirsi «designer, illustratrice, avida lettrice e amante del cioccolato». Mulheres/The Womes, è un progetto nato qualche mese fa come esercizio privato per non perdere manualità nel disegno ma diventato virale in pochissimo tempo. Le “donne” di Carol, che prima parlavano solo portoghese, ora conoscono l’inglese, il francese, l’arabo, l’ebraico, lo slovacco e persino un po’ d’italiano, nelle traduzioni fatte dagli oltre 170.000 fan della pagina Facebook. La sua lotta contro i canoni e le imposizioni sociali, contro gli stereotipi che vogliono le donne belle, magre e rispettose, travalica le distanze. Le tavole, con i semplici ritratti femminili accompagnati da frasi concise ma dal grande significato, possono parlare ben oltre i confini del Brasile, raccontano stereotipi e pregiudizi di un mondo maschilista e patriarcale che delle donne vuole controllare i comportamenti e persino l’identità. Soprattutto, però, raccontano di come le donne possano emanciparsi, riappropriandosi della propria vita e del proprio corpo in una società che, quel corpo vuole dominarlo e sottometterlo alle logiche della pubblicità o di una presunta moralità. Raccontano di donne che cercano di vincere un controllo talmente invasivo da essere diventato parte integrante del loro stesso pensiero, al punto da non poterlo distinguere. Le Muheres Carol alzano la testa di fronte a chi dice loro cosa devono essere e come devono vivere, ma prima di tutto alzano la testa contro quella parte di loro stesse che le giudica e le controlla. Alzano la testa contro i più biechi stereotipi di genere, contro le tradizioni culturali che le relegano nella subalternità, contro chi le vuole belle ma stupide, contro chi dice loro come vestirsi e persino cosa pensare, e a volte anche contro uno Stato che, nel voler dir loro se e quando possono avere figli, a volte le condanna a morte. Così l’immagine di Isaura e la scritta «non importano le tue ragioni, meritavi una procedura sicura», guarda dritto negli occhi un Brasile che, alla vigilia delle elezioni presidenziali, scopre sempre più il dramma degli aborti clandestini, che vede morire una donna ogni due giorni a causa delle restrizioni sull’aborto.
Dalle tavole di Carol, però, non emergono solo le donne con le loro storie individuali che sembrano in grado di raccontare molte vite. Quello che affiora è un femminismo dal volto nuovo, un femminismo che non sia solo prescrizioni e dogmi, che ascolti e liberi le donne, ma che sia capace di aprirsi totalmente alle questioni di genere e di lottare contro ogni discriminazione: «È impossibile rappresentare completamente il femminismo. Personalmente, come ho già detto, mi identifico con una parte del femminismo chiamata femminismo intersezionale, che si interessa alle questioni di genere in modo molto ampio, considerando aspetti culturali, sociali, razziali, di identità, includendo persone trans, persone con handicap fisici… Questo è molto importante. Il femminismo deve essere uno spazio sicuro per tutti e per tutte». Non solo donne, quindi. La scelta di partire dall’universo femminile è dovuta all’esperienza personale di donna, non un restringimento di campo: se Carol parla delle donne alle donne, i suoi disegni raccontano una battaglia più ampia, quella contro ogni pregiudizio, ogni discriminazione.