Ci sono corpi a teatro. Corpi per muoversi, per dare forma alle immagini, per rendere reale il testo. I corpi sono uno strumento del teatro, sono il massimo che l’attore può dare, ma sono anche il limite, il limite del fisico e lo sforzo per cercare di superarlo. E c’è anche Anticorpi 4.0, Festival di teatro di integrazione sociale organizzato dall’omonima associazione culturale Anticorpi – con la collaborazione della Casa dei Teatri e della Drammaturgia Contemporanea, il Municipio III e la Fondazione Alta Mane Italia – quest’anno alla quarta edizione dal 1 al 3 Ottobre. Il lavoro di vari gruppi e realtà teatrali sociali sulla disabilità trova espressione in tre spettacoli al Teatro Biblioteca Quarticciolo, oltre che nei laboratori al Teatro di Villa Torlonia. Anticorpi a teatro, dunque, perché è dall’interno che si trova la forza di reagire alla diversità e all’emarginazione. Anticorpi perché i corpi sono sempre anche limiti e sforzo, contro i corpi si lotta, a teatro come nella vita.

Noi non siamo solo il nostro corpo. Noi gridiamo, la nostra anima grida dentro questa forma che non è mai stata la nostra forma. Lo dicono i Personaggi di Teatro la Ribalta & Lebenshilfe, spettacolo di Antonio Viganò in scena il 2 ottobre. Come i Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, a cui la pièce è liberamente ispirata, questi personaggi irrompono nel teatro con la forza di chiedere di raccontare la loro storia. In un teatro apparentemente perfetto nei suoi studi avanguardistici per recitare Shakespeare, arrivano loro, portando la loro perfezione: un gruppo compatto nelle stature diverse che lo compongono, la carrozzella al centro, il vestito celeste di Marica sul biondo dei suoi capelli e sul bianco delle camicie degli altri, corpi stretti l’uno accanto all’altro nell’angolo buio, prima di riempire il palco energicamente con i loro passi, i loro gessetti bianchi, i loro desideri, i loro balli.

La cura formale della scena, dei colori e dei suoni e i movimenti dello spettacolo seguono tutta la potenza di questi attori e la loro capacità di coinvolgere. E gli attori creano un dialogo intensissimo con il pubblico e con un testo che, attraverso Pirandello, fa riflettere sui conflitti dell’incomunicabilità, dell’identità dell’uomo, delle molteplici facce e forme dell’individuo; un testo cui la voce della disabilità aggiunge nuove verità e altre profondità, ma che senza dubbio porta in scena la difficoltà di tutta l’umanità nel riconoscersi in una forma sola.

Corpi e anticorpi, ancora. Come nel primo spettacolo di Anticorpi 4.0, Nella tempesta da Shakespeare (regia di Gabriele Linari), in cui i naufraghi superstiti nell’isola magica pronti a cercare una nuova identità o una nuova vita sono interpretati da attori, ballerini e musicisti dal vivo che frequentano il Centro Aggregativo MaTeMù; e come nello spettacolo di chiusura della rassegna il 3 ottobre, L’Assenza del Teatro Buffo di Roma (regia di Davide Marzattinocci), in cui corpi e disabilità diventano immagini della condizione dell’uomo di oggi e della sua sostanziale assenza.

Anticorpi

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