Il paradossale diritto al lavoro: “ex” art 18
“Non c’è cosa più iniqua che dividere i cittadini tra quelli di serie A e quelli di serie B[…] Questo è un mondo basato sull’apartheid”.Paradossale.
Lavoratori di serie A e B. Diseguaglianza sociale. Disparità di diritti. Come dargli torto tutte sacrosante verità. Partite Iva, lavoratori autonomi, disoccupati, precari, pensionati con regimi fiscali, tutele, salari e diritti completamente diversi tra loro. 40 tipologie contrattuali che disciplinano il lavoro in Italia. A sentir parlar Renzi con l’enfasi di chi la soluzione ce l’ha e pure a portata di mano chiunque trarrebbe una semplice conclusione: Il rottamatore ci salverà, da domani tutti lavoratori di serie A. Paradossale, fantastico!
Matteo Renzi mercoledì 17 settembre però, fa di meglio, supera Epimenide quanto Protagora in un colpo solo. Un uomo emblema di sé stesso, ermetico affronta di petto ( non di pettorali) il problema: esiste una disparità estirpiamo la disparità. Come? Bene, se una fetta abbondante del paese galleggia nello sterco e l’altra fetta galleggia nello sterco annacquato va portata quest’ultima agli stessi livelli di competitività della prima. Paradossale.
Ed eccolo là, che ci saluta da lontano, l’articolo 18 sorride, in mano ha un fazzoletto rosso glielo aveva regalato Berlinguer, la pipa Pertini, la giubba Giuseppe Scibilia morto ad Avola per 300 lire in più. Le lacrime invece sono un ricordo di Elsa, Fornero Elsa. Paradossale.
Il Parlamento, così, accorda la delega al Governo, il Jobs Act ci spalancherà le porte del mondo del lavoro. Su modello tedesco, danese ma anche un po’ cinese, dai. Flexicurity, precariato, contratto a tutele crescenti: tre anni senza diritti, licenziamento arbitrario, poi? Poi preghi che ti assumano, altrimenti gira la ruota. Sfigato.
D’altra parte, il mondo è cambiato, urge uno shock: shock dell’economia, shock ai consumi, shock al mercato del lavoro. Deflazione salariale la definisce Jp Morgan, quindi: abbattimento dei costi sul lavoro, crescita occupazionale, 400 euro al mese+80+ la pensione della nonna+ la cassa integrazione del padre, i conti quadrano. Di sicuro snellisce le procedure di divorzio. Insomma, la svolta buona ci sarà: più posti di lavoro sotto pagati, su breve periodo ma, lavoro per tutti e più creativo, demansionamento: fai di tutto e di tutto un po’. Questo è il salto verso un Italia al passo con i tempi, verso il mercato del lavoro 2.0, verso il futuro. Paradossale.
Non v’è che dire, Matteo Renzi difende i diritti dei lavoratori, difende la qualità del lavoro autonomo e dipendente, ha coscienza di cosa significhi lavorare e dice che senza l’articolo 18 aumenteranno i contratti a tempo indeterminato perché è l’articolo 18 che blocca le assunzioni. E’ ben conscio del fatto che nel 70% dei casi, nelle aziende sotto i 15 dipendenti (dove l’articolo 18 attualmente non è applicato) vi è un abuso della contrattazione a termine. Sa perfettamente che l’Ocse ha bocciato il decreto Poletti perché precarizzava senza stabilizzare. E’ lampante, Il Premier difende il lavoro, come ha difeso le feste dell’Unità e l’Unità stessa. E’ già pronto a dire: #disoccupatostaisereno. Paradossale.
Dopo tutto non ci sono alternative: Metà Partito democratico è spaccato, le opposizioni spaccate, la Costituzione dal meccanico, troppo rigida, aveva bisogno del cambio dell’olio. L’Italia chiede una riforma, si è espressa nel segreto del tweet. Paradossale.
Non resta che far quadrare i conti, continuare a pregare per un posto di lavoro in alcuni casi alla Madonna, in altri all’amico di quello che conosce quell’altro che sta in Comune magari in Regione. Se si è più fortunati si scappa. Se si è sfortunati si aspetta. Si aspetta che qualcosa cambi, si aspetta una telefonata, una risposta, una speranza. I cittadini italiani, aspettano, qualcuno addirittura spera, nessuno crede. Scettico ed impacciato l’italiano crede che la storia sia fatta di eroi, santi e navigatori, il punto è che si dimentica dei carnefici. Paradossale.