Jósef Wesołowski: l’arcivescovo accusato di pedofilia è colpevole

Jósef  Wesołowski-arrestato2Lo scorso 23 settembre Jósef Wesołowski è stato arrestato.
Wesołowski è, o meglio era, un arcivescovo di nazionalità polacca.

Uso l’imperfetto perché, proprio nel corso dell’anno corrente, è stato dimesso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, organismo preposto al controllo della “purezza” della Chiesa cattolica.
Lo scorso giugno, Wesołowski è stato condannato per pedofilia da un tribunale della chiesa cattolica. Un anno prima, era già stato accusato di aver compiuto violenze sessuali nei confronti di minori nella periferia di Santo Domingo. Secondo il “Corriere della Sera”, determinante l’inchiesta realizzata, nel 2013 appunto, dalla giornalista domenicana Nuria Piera: Wesolowsi era solito frequentare una zona di Santo Domingo famosa per la prostituzione minorile.
In Polonia, lo stato può perseguire i cittadini anche per crimini commessi all’estero. A gennaio, le autorità del Vaticano avevano constatato che il vescovo non poteva essere estradato a causa dell’immunità diplomatica e in quanto “cittadino vaticano”. Quando lo scorso 26 giugno Welowski ha perso il proprio “status”, ritornando ad essere un laico come tanti altri, a tentato il ricorso in appello. Quest’ultimo non ha dato i suoi frutti poiché, appunto, il 23 settembre, intorno alle 17, è stato portato via dalla gendarmeria Vaticana su richiesta di Papa Francesco.

L’archivio dell’orrore. Ad inchiodarlo definitivamente quello che è stato definito come un vero e proprio “archivio dell’orrore”, diviso in quattro volumi, contenente 100mila file tra foto e video e, come se non bastasse, le tracce di 45mila file cancellati. Questi “pesanti” contenuti erano racchiusi in un computer della Santa Sede situato Repubblica Dominicana. Tali file erano in parte scaricati dalla rete e, testimonianza, in parte realizzati in prima persona, in presenza dell’arcivescovo: giovani, tra i 13 e i 17 anni, per lo più di sesso maschile costretti ad avere rapporti sessuali tra loro e con adulti. All’accusa di pedofilia, dunque, si aggiungerebbe anche quella dell’aver scaricato materiale illegale.
Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa sede, ha spiegato che l’arcivescovo si trova attualmente agli arresti domiciliare per questioni di salute. Da parte sua, Wesolowski ha tenuto a far sapere che è disponibile a spiegare “l’errore”, come a voler intendere che si tratti di un malinteso. Eppure Papa Francesco aveva parlato chiaro, dichiarando di voler combattere senza indugi la pedofilia all’interno della Chiesa: che sia veramente la volta buona?

Rete internazionale di pedopornografia. La speranza è che il “caso-Wesolowsi” rappresenti solo un inizio, il punto di partenza di una battaglia mirata e intransigente, priva di giustificazioni e incertezze. Nel caso in questione, non basta “il ritorno alla laicità”, non basterebbe neanche una scomunica: ci vuole una pena adeguata e coerente, così come per qualsiasi cittadino.
Tuttavia, la vera paura, è che il vescovo possa far parte di un sistema molto più grande: una vera e propria “rete internazionale di pedopornografia”. Pertanto, gli investigatori sono alle prese con l’analisi di e-mail e contenuti, nella speranza di riuscire ad individuare i complici.
Chissà cosa avrebbe pensato in proposito Papa Giovanni II poiché era stato proprio lui a nominare il connazionale prima sacerdote e poi vescovo…

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *