La separazione della Scozia che potrebbe pesare più di un divorzio

Dovrebbe la scozia essere un Paese indipendente?
È questo il quesito al quale verranno chiamati a rispondere i cittadini scozzesi giovedì 18 settembre dalle 7 alle 22.

La Scozia è stata annessa al Regno Unito nel 1707, mantenendo una certa indipendenza nell’ambito ecclesiastico e giudiziario.
Nel caso in cui i “si” a favore dell’indipendenza dovessero prevalere, l’autonomia della Scozia verrà proclamata a marzo 2016 .

Cameron e gli scozzesi. Lo stesso David Cameron è volato a Edimburgo nel tentativo di convincere gli scozzesi a rimanere parte del Regno. Una cosa è certa: la regina di Scozia rimane, in ogni caso, Elisabetta II. «Il nostro messaggio ai cittadini scozzesi sarà semplice: vogliamo che restiate con noi» è questo l’appello del premier. E promette: «Faremo tutti i passi necessari per garantire che gli scozzesi sappiano che possono avere il meglio dei due mondi, più poteri per governarsi ma restando all’interno del Regno Unito».

Il peso dell’economia. La Royal Bank of Scotland (Rbs), colosso bancario scozzese, ha annunciato che trasferirà la sua sede in Inghilterra, nel caso in cui la Scozia riuscisse ad ottenere l’indipendenza.: un punto sicuramente a sfavore degli indipendentisti. D’altronde, la Rbs è per circa l’80% di proprietà dei contribuenti britannici. Inoltre, non è l’unica ad aver chiarito sin da subito la sua posizione: l’altro gigante bancario, Lloyds, si appresta a seguire la stessa strada. Il finanziere George Soros ha sentenziato: «I divorzi sono sempre disordinati». Infine la Banca d’Inghilterra ha affermato: «Unione monetaria incompatibile con la sovranità». il che significa che in caso di indipendenza la Scozia, probabilmente, non potrà più utilizzare la sterlina. Euro? Non è da escludere, anche perché la Scozia potrebbe anche pensare di entrare a tutti gli effetti nell’Unione Europea. Una richiesta che potrebbe trovare l’opposizione di Paesi come Spagna e Belgio dove si stanno verificando dei fenomeni separatisti simili.
Infine, in caso di separazione, il debito pubblico di circa mille e trecento miliardi di sterline verrà diviso in base alla popolazione, quindi alla Scozia spetterebbe il peso di 108 miliardi di sterline.

Maggioranza incerta. Gli ultimi sondaggi rivelano un leggero vantaggio del “no” all’indipendenza, ma il risultato definitivo resta imprevedibile. A pochi giorni dal referendum, secondo un sondaggio condotto da YouGov e riportato da Times, i “no” attualmente rappresentano il 52% delle votazioni: un vantaggio minimo e incerto insomma. D’altronde la suspense aumenta l’interessamento, la speranza è che accorrano a votare in tanti così da prendere finalmente una decisione definitiva che rispecchi il volere della popolazione.

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