L’11 settembre spaventa ancora

13 anni dall’attentato che sconvolse il mondo, l’11 settembre è la data dei ricordi, l’anniversario di morte del potere occidentale. Una ferita ancora aperta che racconta la contrapposizione di due culture, due mondi che si resistono e su di sé insistono. Le differenze ideologiche, culturali, religiose, l’eterna battaglia verso la prevaricazione. L’assenza di un dialogo che cela interessi di parte. L’undici settembre segna un confine, delimita un’appartenenza in contraddizione paradossale con l’era del mercato globale, della cosmopolita concezione di cittadino del mondo.

Dai complottisti filmici, fumettistici sino all’approccio più protezionistico finito nell’essere l’espressione di un fondamentalismo signorile, sofisticato. L’Occidente reagisce impaurito quasi inerme alla resistenza islamica. Stupito di fronte alla cocciutaggine orientale che ha il sapore di una rivalsa. Le ingerenze in Medio Oriente, la neo-colonizzazzione commerciale, l’Occidente si protegge sconfinando ed esportando l’impianto di una democrazia non richiesta.

 L’11 settembre rappresenta il rifiuto Medio orientale, l’evoluzione islamista da Al Quaeda all‘Isis, narra gli orrori di una battaglia ordita in nome della civiltà: pandemica presunzione di entrambi per stabilire cosa è giusto e cosa non lo è. Quel colpo al cuore, il Nine Eleven rintocca ogni anno per ricordarci le occasioni mancate, le poltiche sbagliate, gli errori e gli orrori commessi nella sordità. Occidentali, statunitensi, europei, italiani. Ognuno parte di un tassello che compone la boria di un’assetto culturale onanistico. 8:46. 2001.

Così l’orologio rintocca. Il mondo per un attimo si ferma e noi italiani con lui. 11-09-2014. Una data che spaventa sempre. Di più se abiti ad un’ora di volo da Beirut, se sai che un gruppo di terroristi scorrazza decapitando gente mentre monta video meglio di Orson Welles e se il tuo Ministro dell’Interno il 9 settembre si ricorda di informare il Parlamento che 11 aerei libici sono scomparsi. “Conquisteremo Roma e il mondo intero” c’avevano promesso. La sensazione è quella di chi ha lasciato il gas acceso con la speranza che nessuno prema l’interruttore. La culla del cattolicesimo, d’altronde, dimezza scientemente l’organico delle forze dell’ordine per razzolare 150 milioni di euro. “C’è la crisi” c’hanno detto, ” E su più fronti” verrebbe da rispondere. Interventi che, però, non vanno condannati. Niente paura. La Farnesina funziona, lavora, si sta muovendo, infatti: due anni di trattative con l’India per liberare il duo Girone-La Torre che accidentalmente ha scambiato due pescatori per pirati mentre più di un secolo per chiarire, solo chiarire, la posizione italiana sulla “Terra promessa” ebraica; che ancora non è chiara. Il Ministro rassicura: il nostro apparato di sicurezza è in costante monitoraggio. L’intelligence è con noi e per noi. Speriamo non con la stessa fortuna che ha avuto per 40 anni senza esser capace di dare risposte a 15 anni di stragi tutte nostrane.

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La soluzione c’è. E’ dietro l’angolo. Arriverà il giorno in cui alle divise si contrapporranno i loden d’alta sartoria, ai fucili gli smartphone e l’elmetto sarà solo un tipo di messa in piega. Arriverà il giorno in cui Wiston Churchill non sarà uno statista ma una marca d’ottimo whisky mentre “servizi segreti” un locale per scambisti. In quel giorno noi, noi saremo incommensurabilmente grandi! Nel frattempo: “Veni, vidi, vicit” meglio consolarsi con le vecchie glorie.

@FedericaGubinel

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