Luci ed ombre sul nuovo stadio della Roma di Tor di Valle
I tifosi della Roma attendono con trepidazione il 4 settembre, quando la Giunta dichiarerà la “pubblica utilità” per il nuovo stadio di Tor di Valle. La lieta novella è stata diffusa da Fabrizio Panecaldo, coordinatore della maggioranza in Campidoglio, dopo una riunione tra i partiti di governo capitolino e l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo, che sta seguendo il progetto, e che era volato a New York insieme al sindaco Ignazio Marino per incontrare il presidente giallorosso James Pallotta.
Si studierà inoltre una norma sulla proprietà e sulla qualificazione dell’indissolubilità tra lo stadio e la proprietà sportiva della società giallorossa, l’accessibilità della struttura e la mobilità, tutte tematiche che stanno sollevando un notevole polverone. Il Campidoglio, infatti, ha chiesto certezza sulla questione della proprietà dello stadio, e James Pallotta, nella conferenza di presentazione del progetto nel Palazzo Senatorio, ha assicurato che “Sarà senza dubbio un asset del club giallorosso “, nonostante a giugno il prospetto informativo per l’aumento di capitale presentato in Consob avesse evidenziato qualche elemento che non quadrava.
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Nel documento si legge infatti: “Lo stadio della Roma sarà autonomo ed indipendente rispetto alla Società. L’impianto sarà totalmente finanziato e gestito da soggetti privati”. Inoltre si chiarisce il fatto che le società protagoniste nella realizzazione si sono impegnate “a concedere l’utilizzo dello stesso, una volta costruito, all’As Roma“, che non avrà alcun coinvolgimento economico e finanziario nella realizzazione del progetto. Inserire nel bilancio del club i costi dell’impianto esporrebbe la Roma agli oneri di un’operazione dai costi troppo elevati. Dunque si evince che lo stadio non sarà della Roma, ma il capitale della società che ne è proprietaria avrà la stessa partecipazione del club. A questo punto in molti si sono chiesti: se Pallotta cedesse il club, dovrebbe cedere anche lo stadio?
Un’altra problematica è l’accessibilità alla struttura. Il Comune si era espresso inizialmente con un no ad eventuali interventi sulla metro B per concentrarsi invece sulla Roma-Lido: raddoppiare la frequenza dei treni sfruttando i soldi del privato. Questo intervento, indipendentemente dallo stadio, avrebbe significato un netto miglioramento per l’intera città. Ma, dopo qualche settimana, l’assessore Giovanni Caudo annuncia che il Comune vuole anche migliorare la linea della metro B, creando uno scambio, come quello della stazione Bologna, a Magliana, fare un ponte che scavalchi i binari e portare la metro B alla attuale stazione di Tor di Valle della Roma-Lido. Dunque, metro B e Roma-Lido insieme. In questi ultimi giorni però è sbucato un ulteriore cambiamento di rotta: la Roma-Lido è uscita in silenzio dal programma Stadio, causa, ovviamente, costi insostenibili.
Per quanto riguarda la viabilità, invece, per i tecnici era fondamentale unificare la via del Mare e la via Ostiense dal Grande Raccordo Anulare a viale Marconi. Nel progetto originale i proponenti hanno notevolmente limitato l’adeguamento a due corsie. E qui rientra in gioco l’assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo, il quale, visto che il Comune punta sul trasporto pubblico e che entrambi gli interventi non sono sostenibili economicamente (tanto per cambiare), invece del progetto indicato in Conferenza di servizi, sostiene che va bene quello originale, nonostante il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, abbia evidenziato la carenza del sistema della viabilità.
Ma la tempesta di critiche intorno a questa impresa memorabile non si ferma qui. Anche il WWF, la più grande organizzazione mondiale per la conservazione della natura, ha voluto dire la sua sull’argomento stadio: Fulco Pratesi, fondatore e presidente onorario di WWF Italia, si è scagliato contro quella che, a suo dire, è “una vergognosa e inaccettabile speculazione ideologica” ai microfoni di Radio Roma Capitale. Pratesi dice che “Libeskind (architetto incaricato di progettare tre grattacieli che sorgeranno nell’area limitrofa allo stadio) ha parlato di una sorta di cittadella, ma in realtà si tratta di una immensa speculazione, totalmente incompatibile con la città di Roma, soprattutto in questo momento”. Inoltre dice anche che “c’è sicuramente un interesse privato nella volontà di costruire cubature inutili in una città che ha centinaia di migliaia di metri cubi non utilizzati. Questo progetto si può definire nel migliore dei modi anti-storico“. E conclude affermando: “Quella dello stadio mi sembra solo la scusa per fare grattacieli immensi, uno stadio enorme, un investimento spropositato, per quello che alla fine rimane solo un gioco”.
Twitter: @Claudia78P