Blue Economy, l’economia del mare

Il mare fin dall’antichità è sempre stata una fonte di sostentamento per l’umanità. La pesca è una parte fondamentale dell’economia di un Paese che si affaccia sull’acqua. Ma il potenziale del mare non si può limitare alla sola fonte di cibo, proprio per questo l’Unione Europea sta sviluppando un piano a lungo termine per sfruttare in modo sostenibile il potenziale energetico del mare.

Le risorse energetiche della terra, per lo meno quelle più sfruttate dall’uomo, sono ad esaurimento e si sanno esaurendo, visto l’uso insistente che se ne fa, ma soprattutto la maggior parte crea inquinamento. Già con la green economy si sta cercando di ridurre le emissioni di CO2, ma con l’avvento della blue economy si arriverebbe ad emissioni zero. Ma cosa è questa blue economy? Questo progetto fa parte del piano Europa 2020 e ha come scopo principale quello di riuscire a sfruttare tutto il potenziale inutilizzato di mari e oceani sempre nel segno della sostenibilità. L’Unione Europea è il territorio con più affacci sul mare del mondo, ben 23 dei 28 Paesi hanno uno sbocco sull’acqua. Gli oceani e il mare, quindi, rappresentano una fonte importante per la crescita e l’innovazione del mondo e in questo caso dell’Europa. Seguendo quattro direttrici fondamentali, ambiente, economia, cultura e sociale, la blue economy si riferisce tanto alla pesca e all’acquacultura quanto alle attività estrattive e all’utilizzo delle risorse del mare. La Commissione Europea Affari marittimi ha creato una strategia ad hoc per la “crescita blu” in tre fasi. La prima prevede delle misure specifiche per la politica marittima, innanzitutto una migliore conoscenza oceanografica per avere un quadro completo sulle informazioni dei mari; pianificazione dello spazio marittimo, per una gestione efficace e sostenibile delle attività in mare; in ultimo la sorveglianza dell’area marittima. La seconda fase della crescita blu riguarda lo studio di strategie mirate per i singoli bacini marittimi, che si tratti dell’oceano Atlantico o del mare Mediterraneo, proprio per promuovere una crescita sostenibile, non dimenticando i fattori climatici, oceanografici, culturali, sociali ed economici. La terza fase coinvolge tutte quelle attività specifiche del settore marittimo, come l’acquacultura, il turismo, le biotecnologie marittime, le energie degli oceani e l’estrazione mineraria nei fonali marini.
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L’economia blu, oltre ad essere una buona soluzione per la salvaguardia del pianeta, ha un ruolo importante anche per la crescita della forza lavoro. Infatti in Europa si stima che ben 5,4 milioni di posti di lavoro riguardano il sistema marittimo, con 500 miliardi di euro lordi l’anno di valore aggiunto. Per quanto riguarda l’Italia questo settore ha grandi potenzialità, soprattutto per quanto l’energia marina. Secondo, poi, il 3° Rapporto Unioncamere sull’economia del mare, riguardante gli anni dal 2009 al 2013, l’economia marittima ha riscontrato una buona tenuta sia dal punto di vista occupazionale che imprenditoriale.

 

Fonti: Commissione Europea – Affari Marittimi, Cliclavoro

@donati_flavia

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