Orrore all’Eur: donna decapitata con una mannaia
L’ha uccisa a coltellate e poi le ha tagliato la testa con una mannaia. Non si tratta dell’incipit di un film dell’orrore, ma di un fatto di cronaca avvenuto in questi giorni in via Birmania 86, nel cuore vip dell’Eur, a breve distanza dalle ville di Francesco Rutelli e del defunto regista Sergio Leone.
Gli attori della vicenda sono Federico Leonelli, italiano di 35 anni, e Oksana Martseniuk, domestica ucraina di 38 anni. Domenica mattina un vicino di casa allerta la polizia dopo aver sentito la domestica gridare: “Aiuto, mi vuole ammazzare!“. Arriva il 113, il vicino fornisce due scale a pioli per superare il muro di cinta. La polizia entra nel perimetro della villa e segue una scia di sangue che conduce verso la taverna, nel seminterrato. I vigili del fuoco iniziano a buttare giù la porta, ma mentre sono al lavoro, Leonelli, l’omicida, esce da un altro ingresso.
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L’aspetto dell’uomo è alquanto inquietante: indossa anfibi neri, pantaloni militari, maglietta verde, cintura di cuoio e mascherina da giardiniere; e brandisce un grosso coltello da cucina, una specie di mannaia, ancora sporco di sangue. L’uomo corre verso la sua auto parcheggiata in giardino per tentare la fuga, ma, alla vista dell’uomo armato, i pompieri si fanno da parte e la polizia spara alcuni colpi; uno ferisce il killer al cuore che arriva già morto all’ospedale Sant’Eugenio. Secondo gli uomini della squadra mobile della capitale, il 35enne, dopo aver ucciso la donna voleva farla a pezzi e nascondere il cadavere.
Ma perché Leonelli ha ucciso? Tra le ipotesi c’è quella che la donna avesse cercato di sottrarsi a un tentativo di violenza sessuale del killer, la donna infatti è stata trovata senza maglietta; gli investigatori escludono che ci fosse una relazione tra i due, né ci sarebbero state da parte dell’ucraina denunce per stalking, minacce o altro. L’uomo, figlio di un alto ufficiale delle Forze Armate, da un paio di mesi viveva in quella villetta, ospite dei proprietari. Entrambi operavano nel settore dell’informatica. Quando la famiglia è partita per le vacanze, lui è rimasto a casa. Leonelli, secondo ciò che è emerso dalle indagini, era solito maneggiare coltelli ed armi da taglio, al punto che la vittima aveva lanciato l’allarme ai padroni di casa: “Nella sua stanza c’è un arsenale, sta sempre a giocare con coltelli di ogni tipo, si veste da militare: come mi devo comportare?”. Sempre secondo ciò che dice il padrone di casa, Leonelli sognava di fare il mercenario, sfoggiava tecniche di combattimento, mosse d’arti marziali, il Krav Maga, il corpo a corpo dell’esercito israeliano. Sicuramente un soggetto particolare, di cui però i padroni di casa si fidavano tanto da lasciare che abitasse in casa loro.
Sono dunque ancora tanti gli aspetti da chiarire, in primo luogo il perché gli agenti di polizia abbiano fatto fuoco su un uomo disarmato (ricordiamo che aveva con sé una sorta di mannaia mentre gli agenti erano dotati di pistola). Si è parlato inizialmente di un tentativo di fuga, ma la Questura smentisce, e fa sapere che gli agenti sono stati “costretti ad esplodere colpi d’arma da fuoco nei confronti del predetto per difendersi dai fendenti a loro indirizzati”. Un vigile del fuoco ha raccontato che “quegli agenti hanno trattato a lungo con quell’uomo per farlo calmare, dicendogli di posare la mannaia insanguinata. Ma lui ci ha attaccati”.
La dinamica dei fatti non convince però la sorella del killer, Laura Leonelli: “Perché mio fratello è stato ucciso? Perché hanno mirato al cuore? Loro avevano una pistola e lui un coltello. Mi diano una risposta. Mio fratello era un ragazzo veramente d’oro ed era un bravissimo zio, si prodigava con i miei figli″. A questo proposito saranno decisive le testimonianze di parenti ed amici che potranno rivelare se il 35enne soffrisse davvero di problemi psichici o meno. C’è da dire che in via Birmania regna il riserbo da parte degli occupanti delle lussuose ville, tutti sconvolti da una vicenda che sentono quasi non appartenere al loro mondo così perfetto.
Nel frattempo nella villetta si stanno esaminando le telecamere di sorveglianza, mentre all’interno sono stati disposti degli esami balistici per verificare la traiettoria compiuta dai proiettili sparati contro il killer dagli agenti di polizia che lo hanno ferito a morte. Anche l’autopsia potrebbe rivelarsi decisiva per capire il punto esatto in cui il proiettile ha colpito, in modo da fornire risposte sull’esatta posizione del killer e sulla dinamica dei fatti.
Per capire cosa è effettivamente accaduto nella villetta e perché bisognerà ancora aspettare. Intanto le ipotesi e le congetture intorno al caso crescono col passare delle ore. La professoressa Donatella Marazziti, docente di psichiatria all’Università di Pisa, ad esempio, mette in relazione le modalità dell’assassinio con la cronaca di questi giorni citando l’omicidio di James Foley, il giornalista barbaramente ucciso dall’Isis. “Si può generare ansia nella popolazione generale: è opportuno che si eviti il proliferare di immagini agghiaccianti sul web”.