Libri: Un certo Lucas di Cortázar

È l’anno giusto, tra qualche giorno si celebra il centenario della nascita di Julio Cortázar. È un libro atteso, ora per la prima volta in Italia in versione integrale per SUR edizioni, con la traduzione di Ilide Carmignani. È un personaggio perfetto, uno che più è sfumato e più non può che essere lui, Un certo Lucas.

Un tale che si trova in situazioni assurde o rende assurde le situazioni più normali. Un tale che ci rende partecipi delle sue abitudini, dei suoi ragionamenti sulla realtà e del suo sistema per affrontarla. Questo tale ci racconta della sua scoperta che i gatti sono telefoni; ci spiega perché, per alcuni, la felicità inizia il giorno in cui si possono avere i pesciolini d’oro nel sangue; ci introduce nelle sue conversazioni sulla poesia e sul ruolo dell’artista nella società, e poco dopo ci racconta di come usa il veleno per i topi contro i refusi dei testi scritti. La prima cosa che questo tale ci rivela di sé è la sua lotta continua e irrisolta con le varie teste che compongono la sua nuova identità di idra: «essere un’idra è facile ma ammazzarla no, perché anche se per ammazzare l’idra bisogna tagliarle le tante teste (…) è necessario lasciargliene almeno una, dato che l’idra è lo stesso Lucas e in realtà lui vorrebbe uscire dall’idra, ma restare in Lucas, passare da poli a monocefalo. Qui ti voglio, dice Lucas invidiando Eracle che non ebbe mai problemi del genere con la sua idra».

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Questo tale Lucas (così il titolo in lingua originale, Un tal Lucas) è, più che protagonista, creatore delle sue storie. Scritto da Cortázar nel 1979, Un certo Lucas non può essere descritto con le categorie tradizionali: non romanzo, raccolta di racconti, saggio o autobiografia, ma senz’altro un po’ di tutti questi insieme. Tra storie, episodi, riflessioni, speculazioni filosofiche o indagini meta letterarie, intorno a Lucas si legge la realtà e si gioca a una vita che deve essere, almeno in parte, quella di uno degli alter-ego di Cortázar. Un gioco come quello del grande romanzo cortázariano Rayuela (Il gioco del mondo, traduzione di Rossini e Buonafelce, Torino, Einaudi 2004), ma più strettamente legato alle modalità e al mondo di Historias de cronopios y de famas (Storie di cronopios e di famas, traduzione di Rossini, Einaudi 2014), con l’intento, anche, di lasciare una sorta di testamento sul suo sistema etico-esistenziale: non a caso, con l’autore sessantacinquenne, le teste dell’idra di Lucas nel racconto citato prima «sono sette (…), una per ogni decennio» e la presenza degli ospedali e l’alone della morte ricorrono più volte nel corso del libro.

Non ci resta che seguire Lucas che si aggira nel mondo. Con il suo sguardo sarcastico o ingenuo, riflessivo o folle, con le sue insofferenze e le sue malinconie, si attraversa la realtà quotidiana, si esamina la società, si smascherano luoghi comuni e ipocrisie. Lucas ci convince dalla necessità di gare di nuoto in una piscina di gofio (composto di farina di ceci e zucchero amato dai bambini argentini) «perché dopo vari millenni si era finito per riscontrare una certa monotonia nel fatto di buttarsi in acqua e uscirne completamente bagnati, senza che cambiasse mai molto in questo sport» o dell’esistenza di «anni lumaca» che, senza soluzione, separano Lucas da una ragazza. Tra il paradosso e la critica, l’ironia e l’umorismo sottile, con Lucas e il suo stile entriamo a capofitto in mondi la cui grammatica è la fantasia o la vicinanza (anche tenebrosa) all’assurdo: e come sempre accade, sono mondi più veri del vero. D’altronde spiegare non è che sia poi così sicuro. «Da qualche parte ci dev’essere una discarica dove vengono depositate le spiegazioni. Una cosa soltanto inquieta in questo giusto panorama: quel che potrebbe accadere il giorno in cui qualcuno riuscisse a spiegare anche la discarica».

Julio Cortázar, Un certo Lucas, SUR, 208 pp., € 15 – Scheda libro: www.edizionisur.it

Twitter: @CardinaliRob

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