L’Italia in crisi per ancora due anni

“L’effetto riforme si vedrà tra due anni e, nel 2014, la crescita sarà inferiore rispetto ai pronostici. La Bce, comunque, deve fare la sua parte”. Da più di un lustro, ormai, noi italiani non stiamo facendo altro che assistere allo stillicidio della nostra economia, in attesa della stagnazione definitiva e adesso cosa ci chiede il Ministro dell’Economia Padoan? Di attendere altri due anni per aspirare a una minima ripresa.

Con queste testuali parole si è espresso Pier Carlo Padoan durante l’intervista rilasciata per la BBC Radio. Ottimismo e fiducia comunque non mancano, soprattutto rispetto all’imminente aiuto della Banca centrale europea attraverso l’approvazione del programma Tltro (Targeted long-term refinancing operations), ovvero una serie di finanziamenti che la Bce concederà alle banche europee per rilanciare la loro economia. Ufficialmente questi dovrebbero partire il 18 settembre. Per quanto riguarda il nostro Paese, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha calcolato che le Banche nostrane potrebbero ottenere fino a 200 miliardi di euro totali tra le otto operazioni previste dal programma Tltro. Benissimo l’aiuto dell’Europa, che è praticamente d’obbligo considerando il fatto che siamo tutti una “grande famiglia” e, oramai, a grandi linee, tutti sulla stessa barca: dalla crisi o se ne esce tutti insieme, o si affonda tutti insieme. E in effetti la vox populi, in questo caso, attua proprio da vox dei, vista la situazione attuale della “Mamá Grande” Germania che, al 14 agosto, ha visto scendere il suo Pil di 0,2 punti percentuali rispetto al primo trimestre dell’anno in corso. Calo della produzione industriale, caldo dell’export; tutti fattori che porteranno, secondo le stime di Domenico Giannone, economista con cattedra alla Luiss ed ex membro della divisione Ricerche di politica monetaria alla Bce, a una probabile crescita del Pil tedesco pari a zero per tutto il 2014. Nonostante tutto, la Germania non andrà in recessione, ma ciò non significa che ulteriori problemi per l’Italia e la Francia, i due più grandi partner commerciali della Germania, a loro volta causa del calo del colosso europeo, non siano al varco. Forse però, in tutto questo marasma economico, il mal comune mezzo gaudio potrebbe rivelarsi positivo, come prosegue Giannone: “Il fatto che l’intera area dell’euro sia in una fase di stagnazione potrebbe indurre la Bce e Draghi a mantenere le promesse fatte e adottare una politica monetaria più espansiva, per controbilanciare gli effetti recessivi”. Al momento però, le disgrazie tedesche risultano una pessima notizia, in particolare per, indoviniamo un pò? L’Italia. Secondo il Rapporto Ice (Istituto Nazionale per il Commercio Estero) 2012-2013, infatti, l’interscambio tra Roma e Berlino è pari a circa 104 miliardi di euro…una bella cifra alla quale rinunciare e, dunque, un’ulteriore spina nel fianco a noi destinata per il prosieguo di questa annata.

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Ma gli italiani tanto, a detta di Padoan, devono aspettare l’effetto delle riforme…Forse al nostro Ministro dell’Economia è però sfuggito un particolare: l’Italia ha bisogno di risultati a breve termine. Se non riparte il mercato del lavoro, attraverso politiche immediate, se la pressione fiscale non scende, così come il deficit e il debito pubblico, altro che i finanziamenti della Bce: non basterebbero neanche questi a salvarci. Riforme a effetto immediato, meno assistenzialismo, più politiche nuove sono quello che ci servono e, se come stimolo per darci una mossa è necessaria la minaccia dell’Ue, allora ben venga anche questa. Come ha infatti affermato Francesco Forte, ex Ministro delle Finanze, in un’intervista a Linkiesta in seguito alle parole di Padoan : “La Commissione Ue potrebbe mettere commissari nei vari Paesi, Italia compresa, che non adempiono all’obbligo di riforme che si collega all’espansione monetaria. Quando infatti si compiono misure di intervento finanziario, come il Tltro, gli Stati che ne beneficiano hanno l’obbligo di compiere alcune modifiche”. E, in tutto ciò, come procede l’iter delle riforme in Italia? Se, da una parte, molti interventi sono già stati approvati, dall’altra mancano ancora le relative misure attuative. Se infatti, al 7 agosto, ben l’82 per cento dei decreti erano stati convertiti in legge, attualmente il percorso legislativo ha ancora bisogno, almeno in Italia, di ulteriori passaggi prima di iniziare ad avere effetto. E il problema principale, una delle tante cause dei ritardi strutturali del nostro Paese, risiede nel fatto che questi provvedimenti necessari non vengono attuati con la stessa rapidità con la quale un testo viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale. In questa situazione, per esempio, rimangono ancora decreti come quello dello scorso aprile, riguardante la competitività e la giustizia sociale, o quello sulla tutela del patrimonio culturale, della cultura e del rilancio del turismo (la deludente stagione estiva del 2014 opera da esempio pratico di questo ritardo). Se proprio vogliamo dirla tutta poi, si stanno ancora attendendo le adozioni dei provvedimenti del Decreto del Fare, del governo Letta, ovvero quello che prevedeva la riduzione dei costi burocratici per le imprese, di rimettere in moto investimenti, sicurezza sul lavoro e quant’altro. In risposta dunque alle parole di Padoan verrebbe quasi da dire: Italia, ma di cosa stiamo parlando?

Twitter @IlariaPetta

 

 

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