La scelta di Clinton di non uccidere bin Laden

“Avremmo potuto uccidere bin Laden, prima dell’11 settembre, ma decisi di non farlo”: affermazione pronunciata con nonchalance da niente poco di meno che Bill Clinton, nel corso di un meeting australiano. Sfortunatamente questa frase, pronunciata tredici anni fa e, per giunta, registrata, oggi ha dato vita a tanti rumors quasi quanti ne aveva sollevati al tempo il caso Lewinsky.

Le prove. Tali dichiarazioni sono state diffuse soltanto recentemente da Sky Australia, in seguito ad un’intervista di Michael Kroger a Sky News. Il 10 settembre 2001, proprio il giorno prima dell’attentato più famoso al mondo, Bill Clinton si trovava in Australia, precisamente a Melbourne, per incontrare Kroger, ex capo del partito liberale australiano e altri trenta imprenditori.

Il perché. Ripensando a quanto avvenuto circa 13 anni fa, alla tragedia di quella giornata, alle conseguenze che ne sono derivate e a tutto il dolore e la sofferenza provocati, in molti si chiederanno: cosa ha fermato l’ex presidente, che tutto sembra ma non una persona insicura e titubante?
Clinton stesso spiega: “C’ero quasi. Avrei potuto ucciderlo ma avrei dovuto distruggere una piccola città che si chiama Kandahar in Afghanistan, uccidendo 300 donne innocenti e bambini, e non sarei stato meglio di lui”. Così, non ha avuto dubbi su quale fosse la cosa giusta da fare, rinunciando a un attacco aereo.
Del resto, lo stesso rapporto diffuso al tempo dalla Commissione del Congresso americano sull’11 settembre sottolineava come una parte dell’amministrazione Clinton, nel 1998, avesse deciso, appunto, di non bombardare Kandahar.
Non si tratta, ad ogni modo, dell’unica occasione mancata. Nel 1999 la CIA aveva rintracciato bin Laden in un campo in Afghanistan, ma Clinton decise di non intervenire per timore di poter nuocere a degli ufficiali degli Emirati arabi che erano nel campo per una battuta di caccia.

Pericolosità sottovalutata. Il “9/11 Report“, report finale della Commissione Nazionale sugli attacchi terroristici alla nazione, porta a pensare che Bill abbia sostanzialmente sottovalutato la pericolosità della situazione. Bin Laden, all’epoca, era già nella lista degli uomini più ricercati dall’Fbi a causa degli attacchi, nel 1998, alle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania.
Nel 1993 bin Laden era ospite del governo radicale islamico del Sudan. Proprio in quegli anni, il Sudan stava cercando di migliorare i suoi rapporti con gli USA e, a tale proposito, venne realizzato un incontro tra il ministro della Difesa del Sudan, Erwa, e agenti della CIA: tra gli argomenti trattati anche i dubbi riguardanti la persona di Osama che, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe stato “offerto” agli americani. Nonostante i numerosi dubbi riguardo a questo ultimo punto, bin Laden, a quel tempo, non avrebbe comunque potuto essere ritenuto colpevole di crimini contro gli americani.

Punti di vista. Ma perché queste notizie vengono fuori solo dopo tanti anni? Stando a quanto dichiarato da Kroger, egli stesso aveva rimosso tali informazioni dalla propria mente fino alla suddetta intervista.
Il movente di base che giustifica l’agire di Clinton non è da considerare errato: in fondo nessuna vita vale più delle altre. Anche se, oggi, con il senno di poi, i dubbi su quale sia davvero “la scelta giusta” sono molti. Tuttavia non si può tornare indietro nel tempo, è impossibile e la scelta dell’ex presidente è una delle tante scelte difficili degli uomini di potere da cui dipendono le sorti del mondo.
Niente ci garantisce che la morte di Bin Laden avrebbe potuto impedire altrettanti attacchi terroristici.

 

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