Decreto cultura: novità e riflessioni
Il Decreto “Cultura” a firma Dario Franceschini ha sfangato il vaglio del Senato. Convertito in legge con 159 sì e 90 no, il dl rinfresca l’assetto culturale italiano con nuovi incentivi ed importanti novità. Plaude Confalberghi mentre il titolare del Mibet, conscio del successo, punzecchia l’esecutivo.
“Questa legge abbatte due barriere che per troppo tempo hanno monopolizzato il dibattito italiano: quella del rapporto tra pubblico e privato e quella della separazione tra la tutela e valorizzazione. Adesso non ci sono più scuse: veniamo da anni di tagli, è arrivato il momento di investire”.
Un decreto che rivisita il concetto di mecenatismo e che, con una manovra da circa 200 milioni di euro, reinterpreta l’intero assetto culturale e turistico italiano.
INVESTIMENTI:
–Mecenatismo 2.0 ed Art bonus: credito d’imposta del 65% riconosciuto anche alle donazioni, per quelle imprese pubbliche e private che vorranno investire in interventi di riqualificazione, manutenzione e restauro. Nello specifico i fondi messi a disposizione saranno 52,6 milioni.
–Fondazioni lirico-sinfoniche: stanziati circa 50 milioni di euro in un fondo di rotazione per la concessione di finanziamenti triennali alle fondazioni che abbiano presentato un piano di risanamento
– Cinema: credito d’imposta per le imprese che realizzino in Italia, con personale italiano, film o parti di film. Gli stanziamenti passano da 5 milioni a 10 milioni di euro.
– Attività culturali e valorizzazione dei beni culturali: 3 milioni di euro annui destinati a finanziare progetti ed attività culturali di enti locali nella periferia urbana. 5 milioni di euro per il 2014, 30 milioni per il 2015 e 50 milioni per il 2016 nell’ambito del piano “Grandi progetti Beni culturali” a favore di interventi organici di tutela, riqualificazione, valorizzazione e promozione per quei beni e siti di eccezionale interesse culturale.
TURISMO
– Incentivi hotel per digitalizzazioni e ristrutturazioni: vengono individuate due tipologie di incentivi, uno per la digitalizzazione del settore alberghiero (impianti wi-fi, ottimizzazione del sito web, ecc) con l’istituzione di un credito d’imposta del 30% dei costi sostenuti fino ad un massimo di 12.500 euro, e l’altro per la ristrutturazione degli ‘immobili con un credito d’imposta del 30% fino ad un massimo di 200mila euro.
– Aggiornamento del sistema di classificazione degli hotel
– Start-up turistiche: saranno considerate start-up, quindi usufruiranno dell’esenzione dagli oneri per l’avvio o degli incentivi per l’assunzione di personale o per gli investimenti, anche quelle imprese atte a promuovere l’offerta turistica nazionale con l’uso di tecnologie e sviluppo di software originali.
Viene inoltre previsto: l’uso gratuito dei beni demaniali abbandonati ad imprese, cooperative e associazioni costituite da soggetti fino a qurant’anni e la costituzione di commissioni di garanzia per la tutela del patrimonio culturale, snellendo di fatto la procedura di ricorso contro i pareri delle sopraintendenze. E’ via libera anche alle foto nei musei, purchè non a scopo di lucro; mentre i poli museali godranno dei servigi di un manager, affiancato al sopraintendente, con competenze gestionali ed amministrative. In ultimo, un decreto non è un decreto se non preveda (almeno in Italia) un salvataggio d’emergenza. Salva-Pompei e Salva-Reggia, dopo gli scandali che hanno coinvolto due delle principali bellezze partenopee, vengono inserite norme anticorruzione in difesa dell’urbe pompeiana; mentre per la piccola Versalles (le cui chiavi erano a disposizione ad amici e parenti di amministratori locali) viene prevista la riassegnazione degli spazi alla loro destinazione culturale, educativa e museale.
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Un decreto che rilancia la cultura ed il patrimonio artistico, con un’attenzione particolare verso il turismo e le strutture alberghiere. Positive le reazioni delle parti sociali da Federalberghi a Federturismo sino all’ AICA (Associazione Italiana Confindustria Alberghi) che afferma, per bocca del presidente Palmucci: “Con l’approvazione definitiva da parte del Senato del dl Cultura e Turismo abbiamo finalmente ottenuto un primo concreto segnale da parte delle istituzioni”. Ma se il Mibet lancia un segnale concreto, non si può dire lo stesso del suo diretto cugino: il Miur. Il punto cardine della Renzi- revolution: la scuola, piange in termini di infrastrutture nonché di oneri a carico delle famiglie. Le tasse universitarie aumentano del 57% a fronte di una diminuzione delle iscrizioni che scende del 7%. E se da un lato Franceschini dimostra che con la cultura si può mangiare, dall’altro la collega Giannini, montiana di prima ora, rileva una scarsa attenzione per i problemi che attanagliano il mondo accademico e per quel lemma-dilemma: scuola-futuro che riempie i discorsi ma batte cassa. Sono, così, 30 i milioni di euro in tagli previsti ai fondi dell’università. La ministra parla di “accantonamenti necessari“, ma di fatto la rete Link e L’Adi sono già pronte a scendere in piazza. Ad ogni modo, il sistema scolastico è allo sfacelo ma pare che Renzi abbia in cantiere un’agenda degli asili nido. V’è d’ammetterlo, il Premier va letteralmente all’origine dei problemi!
Fonti: ANSA, IlFattoQuotidiano, IlSole24Ore