Guerra alle buche: al via a Roma la mappatura in 3D dell’asfalto

In seguito alle piogge torrenziali l’asfalto di Roma ha assunto l’inquietante aspetto del tipico paesaggio post bombardamento bellico: un tripudio di buche, voragini e sampietrini divelti.

I romani, da sempre abituati a fare lo slalom con i loro veicoli, onde evitare di finire in una buca (e magari finire in Cina, vista la più che dignitosa profondità di alcune voragini), potrebbero tirare un sospiro di sollievo alla notizia che è arrivato in città un particolare veicolo, il Multifunction vehicle-Mfv, dotato di apposito software progettato per tracciare la “curva di degrado” delle strade di grande viabilità. In parole povere, una sorta di occhio elettronico a quattro ruote che, grazie ai suoi speciali sensori, andrà a caccia del manto stradale a “colabrodo”, un sistema di mappatura 3D dello “stato di salute” della pavimentazione stradale, che punta alla programmazione mirata degli interventi, così da prevenire piuttosto che curare.

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Questo progetto sperimentale della mappatura tridimensionale delle strade di Roma, è stato presentato dall’assessore comunale ai Lavori pubblici, Paolo Masini, insieme al consulente dell’azienda tedesca Dynatest e docente all’Università di Pisa, Alessandro Marrani. Il nuovo metodo “Pms” (Pavament Management System), realizzato in collaborazione col dipartimento di Ingegneria Civile Area strade di Roma Tre, permetterà quindi di avere una mappatura delle strade da riasfaltare, con l’obiettivo di ottimizzare le spese, rendere gli interventi efficienti e risparmiare fino a tre volte sul lungo periodo. Partendo da una rete di 60 km di pavimentazione stradale, un furgone messo a disposizione dalla Dynatest con software e sensori particolari, permetterà di rilevare lo stato delle vie. Con tali dati, i tecnici potranno disegnare la curva di degrado e elaboreranno un piano di interventi che sarà presentato il prossimo ottobre.

Il sistema è già in uso negli aeroporti internazionali, negli Usa e in alcune città del Nord Europa. Paolo Masini dice: “Con questa sperimentazione Roma cambia finalmente approccio sul tema della manutenzione stradale, e fa un passo avanti importante in termini di innovazione allineandosi alle migliori città europee. Dagli interventi “worst first“, improntati all’emergenza, passiamo finalmente alla programmazione: un cambio di mentalità cruciale in tempi di spending review, che ci consente di ottimizzare le risorse a disposizione e di risparmiare sul lungo periodo. Roma Capitale è il primo Comune italiano a mettere in campo un approccio di questo tipo. Il Pms sarà una delle innovazioni centrali del nuovo bando per la manutenzione stradale”.
Il tutto sembrerebbe una piccola rivoluzione per quel che riguarda il manto stradale di Roma; per la prima volta ci si approccia differentemente al problema storico delle buche, tentando di uniformarsi al resto del mondo civilizzato (c’è ancora chi ci crede, fortunatamente). Nel frattempo il furgone sta percorrendo ben 60 chilometri di strade della grande viabilità romana per testare il meccanismo. Le zone interessate dalla sperimentazione gratuita si trovano tutte nell’area sud, tra la via Cristoforo Colombo, l’Ardeatina e la Laurentina. Una volta terminata questa prima fase, la mappatura potrebbe essere estesa a tutto il manto stradale della grande viabilità (ben 700 chilometri), alla modica cifra di 100 o 150mila euro.
A questo punto una domanda nasce spontanea: che fine fanno buche, voragini e crateri già aperti? A quanto pare bisogna come sempre aspettare un intervento divino, o miracoloso che sia, e soprattutto stare attenti a non finirci dentro. Le buche nelle strade della capitale sono ormai entrate nella mitologia cittadina, se ne parla in campagna elettorale promettendo miracoli, se ne parla a giunte e consigli operativi per disporre piani faraonici, se ne parla quando si riaprono come per magia tutte quelle che si credevano chiuse… Sarà forse questa la volta buona per lasciarcele alle spalle? Paolo Masini ci crede, ma i romani, nonostante abitino la città dei Papi, in materia di buche sono diventati atei.

 

 

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