Un Nibali da leggenda stravince il Tour
E’ Vincenzo Nibali il vincitore del’edizione N. 101 del Tour de France, e vederlo in maglia gialla alzare il trofeo al cielo nell’incantevole scenario degli Champs Elysèes ci rende fieri di essere italiani perché lo squalo di Messina incarna tutti i valori del ciclismo sano: l’umiltà, la determinazione, la programmazione meticolosa di ogni sua stagione e quella faccia pulita che sembra lontana anni luce dal ciclismo dopato degli scorsi anni.
E’ Vincenzo Nibali il vincitore del’edizione N. 101 del Tour de France, e vederlo in maglia gialla alzare il trofeo al cielo nell’incantevole scenario degli Champs Elysèes ci rende fieri di essere italiani perché lo squalo di Messina incarna tutti i valori del ciclismo sano: l’umiltà, la determinazione, la programmazione meticolosa di ogni sua stagione e quella faccia pulita che sembra lontana anni luce dal ciclismo dopato degli scorsi anni.
Dopo sedici lunghissimi anni Nibali succede a Marco Pantani, ultimo vincitore della Grand Boucle nel lontano 1998, ed entra nella ristrettissima cerchia dei fuoriclasse in grado di vincere tutte e tre le grandi corse a tappe, Vuelta nel 2010, Giro nel 2013 e Tour 2014, un privilegio che è toccato solo a campioni quali Merckx, Hinault, Anquetil, Gimondi e Contador e che colloca Vincenzo tra i grandi nella storia di questo sport, dopo tre settimane dominate dal primo all’ultima tappa e una maglia gialla conquistata al secondo arrivo e mollata solo per un giorno al francese Gallopin. Ripercorrendo la sua cavalcata trionfale è doveroso riavvolgere il nastro alla vigilia della corsa che vedeva Vincenzo tra i papabili per un gradino del podio, ma nessuno avrebbe scommesso su una vittoria così netta visto il lotto dei campioni partecipanti a cominciare dal detentore Chris Froome per continuare con Alberto Contador in cerca di riscatto. Ed è qui che comincia la storia di questo Tour, proprio dalla seconda tappa in cui Vincenzo trionfa sui saliscendi dell’arrivo di Sheffield dimostrando di crederci e mettendo pressione i suoi rivali, per poi perfezionare l’opera nella temutissima tappa di Arenberg dove dimostra di sapere andare a tutta tra i ciottoli del pavè, costringendo Froome a un fuori giri culminato col suo ritiro e relegando Contador a due minuti e mezzo imponendosi come punto di riferimento e uomo da battere.{ads1} Sui Vosgi si respira aria di duello, col pistolero che scatta sul primo arrivo in salita di Gerardmer e Vincenzo pronto a rispondergli e a non cedere nemmeno un metro, ma la sorte di questo Tour è segnata e il giorno dopo sotto una pioggia battente sarà proprio il suo rivale ad avere la peggio. Nell’arrivo di Planches Des Belles Filles, uno dei tanti segnato dalla pioggia, Contador cade in discesa e prova da campione a rientrare sullo squalo, ma la frattura alla tibia lo estromette definitivamente dai giochi e spiana la strada a Nibali autore del secondo assolo personale e sempre più padrone assoluto. Con i suoi avversari più forti a casa è difficile trovare chi possa metterlo in difficoltà se non un incidente di percorso, e lo show del messinese si compie giorno dopo giorno tra le Alpi e i Pirenei con Valverde e la nouvelle vague francese, da Pinot, Peroud e Bartet, a lottare per la seconda posizione. Vincenzo si ripeterà sulle Alpi a Chamrousse e sui Pirenei nel mitico arrivo di Hautacam infliggendo puntualmente distacchi sensibili e aumentando inesorabilmente i minuti di vantaggio su chi è dietro di lui, partendo regolarmente sull’ultima ascesa e creando il vuoto nelle sue progressioni come se il suo motore turbo-diesel girasse ad una velocità superiore.
L’ultima insidia cronometro scolpisce una classifica finale d’altri tempi con Jean Christophe Peraud secondo a 7’37”, Thibaut Pinot terzo a 8’15” e Alejandro Valverde solo quarto a 9’40”, un italiano in mezzo a due francesi costretti a guardarlo dal basso in alto come un alieno: in poche parole non c’è stata storia. La sua vittoria cannibalesca è il giusto premio alla sua maturità, di uomo e di atleta che giunto alla soglia dei trent’ anni raccoglie i frutti di anni ed anni di lavoro e sacrifici che rendono giustizia al suo straordinario talento. E’ la vittoria di una comunità, quella della sua Messina, che ieri si è radunata in punta di piedi con grande affetto per tributargli gli onori del caso e per gioire descrivendolo come un uomo semplice, tranquillo e sempre sorridente. E’ la vittoria della sua famiglia, di sua moglie Rachele che a febbraio di quest’anno gli ha donato la piccola Emma, che ieri era lì in braccio a sua madre per celebrare suo padre. E’ la vittoria di tutti gli amanti di questo sport che si inchinano davanti alle gesta di un campione vero e non di un falso profeta, ed è anche la vittoria di noi italiani che a testa alta dimostriamo sempre, soprattutto nei momenti più difficili, quali siano i nostri valori e quanto di buono ci sia nel nostro Belpaese. Vincenzo ha festeggiato ieri sera in un locale parigino godendosi questo momento meraviglioso, ma conoscendolo siamo sicuri che a breve sarà già pronto in sella per preparare il mondiale spagnolo di Ponferrada a fine settembre determinato ad aggiungere un altro tassello alla sua straordinaria carriera.