I 35 anni della Rivoluzione Sandinista 1: da Sandino al FSLN

Era il 19 luglio del 1979 quando, in Nicaragua, il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale rovesciava la dittatura della famiglia Somoza durata più di trent’anni. Oggi, a trentacinque anni da quella data, ricordiamo la storia di Augusto César Sandino e della Rivoluzione Popolare Sandinista, due eventi lontani che si intrecciano nella stessa storia e si inscrivono nel grande romanzo dei movimenti di liberazione dell’America del Sud.

La Rivoluzione Sandinista del 1979 è stato il primo movimento rivoluzionario vincente dopo Cuba e ha segnato, per un periodo, l’indebolimento dell’ingerenza statunitense sugli equilibri dell’America Latina. Sono state molteplici le nazioni e le organizzazioni che hanno preso ispirazione dal movimento sandinista, a cominciare dagli stati vicini al Nicaragua, come El Salvador, Costarica, Venezuela e Messico, dove la formazione dell’EZLN prende senza dubbio spunto da quella del FSLN nicaraguense. La presenza internazionalista di latinoamericani durante l’intero corso del processo rivoluzionario ha sicuramente giovato al processo di cambiamento dell’intera America Latina, innescando un moto di solidarietà popolare transazionale fino ad allora assolutamente sconosciuto. Ma partiamo dalle origini…{ads1}

Come in ogni buon racconto eroico, dove è sempre presente un anti-eroe, anche in questa storia troviamo un cattivo nascosto dietro la trama, come uno stregone invincibile che si cela sempre dietro al nemico di turno: gli Stati Uniti. Nel 1926, dopo il colpo di stato conservatore da essi stessi spalleggiato, gli Stati Uniti occuparono militarmente le zone costiere del Nicaragua, e fu proprio contro i marines che a partire dal 1927 Sandino organizzò la resistenza e formò l’Esercito difensore della sovranità nazionale. Sandino e i suoi misero a dura prova le forze statunitensi e nicaraguensi organizzate nella Guardia Nazionale del Nicaragua, esercito armato e finanziato dagli USA, e riuscirono nel 1933, dopo l’abbandono degli americani a causa della Grande Depressione, a concordare la pace con il presidente liberale Juan Batista Sacasa.

Era un successo destinato ad avere vita breve: nel 1934, il capo della Guardia Nazionale Anastasio Somoza, sostenuto dagli Stati Uniti, fece assassinare Sandino e perseguitare i sandinisti e, nel 1936, diede inizio a una dittatura familiare che favorì le classi ricche e l’ingresso di capitali stranieri nel paese. Il fantoccio dello stregone era finalmente al suo posto e l’eroe era morto.

Ma gli eroi a volte sopravvivono nelle idee…

Passarono molti anni, ma gli ideali del sandinismo non andarono perduti. Infatti nel 1961, all’interno dell’Università di Managua fu istituito il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN), ispirato agli ideali del sandinismo ma con una forte connotazione marxista che in Sandino non era presente. Il Fronte nacque come strumento di opposizione popolare al regime dei Somoza e cominciò una imponente azione di protesta che continuò per tutti gli anni Sessanta e Settanta, supportata e incoraggiata da un ampio sostegno popolare. Nel 1967 Anastasio Somoza Debayle, succeduto al fratello Luis Somoza, grazie anche all’aiuto statunitense, rafforzò le operazioni contro i sandinisti e nel 1975 scatenò una dura azione di rappresaglia contro i ribelli sandinisti che portò all’uccisione di uno dei fondatori Jose Carlos Fonseca Amador. Ciononostante i sandinisti, spinti e supportati più o meno velatamente dai paesi comunisti e dall’Unione Sovietica, riuscirono a resistere e a scatenare, a partire dal 1978, la controffensiva che è passata alla storia come la Rivoluzione Sandinista.

Ma per scoprirla non ci resta che aspettare la seconda parte.

@aurelio_lentini

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