Visto che piove, piovesse Tamarindo

Sembrerebbe, e abbiamo quasi paura a dirlo, che l’estate che tanto si è fatta desiderare, sia finalmente arrivata. I dati per sostenere questa tesi ci sono tutti: impieghiamo il doppio del tempo a fare le stessa salita, abbiamo gli arti martoriati da punture di amabili insetti, le t shirt si pezzano in un attimo, abbiamo più sete e soprattutto… beviamo di più. Cosa?

 

Di tutto, qualsiasi liquido ci flutti davanti: da litrate di acqua fino a secchiate di mojito.
Spesso le alternative al cocktail e all’alcool puro si rivelano poche, benché una piacevole bevanda dissetante e salutare sia più indicata in contesti e orari più sobri. Alcune di queste sfizi liquidi sono state dimenticati e rimpiazzati dalle più nuove e supergassate cole, Schweeps e altri deleteri energy drink che dovrebbero addirittura donarci la facoltà del volo. Gli appassionati del gastro-vintage e i nostalgici degli anni ’70 sanno di cosa stiamo parlando, perché forse nella loro dispensa hanno una bottiglia di spuma, di chinotto o di cedrata tassoni. Da rivalutare sarebbero gli sciroppi che si diluiscono in acqua ghiacciata, dai sapori più particolari e decisi e indubbiamente più salutari.{ads1} Uno di questi, dall’abito un po’ retrò per la sua confezione, ma dal sapore piacevelmente asprigno è il Tamarindo Erba. Ve lo ricordate? Se non lo avete mai conosciuto ora ve lo presentiamo. Ad immetterlo per la prima volta sul mercato è stato l’ingegner Carlo Erba che nel 1837 apre, a Milano, la sua storica bottega che lo porterà ad una crescita imprenditoriale straordinaria grazie alle ricette innovative dei prodotti che produrrà.

Il tamarindo o Tamarindus indica e’ una pianta arborea sempreverde, originaria dell’Africa orientale (Madagascar) e poi diffusasi anche in aree tropicali dell’Asia. I suoi frutti sono baccelli marroni penduli lunghi dai 10 ai 15 cm dalla forma un po’ incurvata: in ognuno di questi è possibile trovare dai 4 ai 12 semi inseriti in una polpa bruna leggermente aspra. Quando i frutti sono maturi acquistano un sapore dolce e possono essere usati per preparare dessert e bevande. Già in libano, la polpa di tamarindo veniva usata per prepare una fantastica bevanda dissetante. Il suo sciroppo si ottiene cuocendo la polpa in acqua fino ad ottenere una crema. Si filtra il composto così ottenuto e poi si fa bollire con lo zucchero. Il preparato raffreddato può essere utilizzato anche per preparare granite. Il tamarindo è molto utilizzato come spezia nella cucina asiatica e latino – americana ed è un ingrediente fondamentale della famosa zuppa indiana Sambhar.

Le proprietà nutrizionali del tamarindo sono notevoli. Esso è composto per il 31% da acqua, e i minerali presenti nel tamarindo sono potassio – in grande quantità -, fosforo, magnesio, sodio, calcio e selenio. Sono presenti la vitamina A, B1, B2, B3, B5, B6, vitamina C, K, e J. Tra gli aminoacidi quelli presenti sono la lisina, triptofano e metionina. Il gusto acido del tamarindo è dovuto all’acido tartarico presente in percentuale del 12% circa.
La sua assunzione si rileva benefica per chi ha problemi gastrici o digestivi ed e’ un ottimo regolatore intestinale grazie alle sue proprieta’ lassative. Notevoli sono le sue proprieta’ antipiretiche ed antinfettive ed e’ stato tradizionalmente usato in tisane utili a contrastare mal di denti, febbri reumatiche, la malaria e la dissenteria. Il Tamarindo è una spezia molto diffusa nella cucina asiatica.

In seguito al suo grande successo e alla sua diffusione sin dal suo esordio nel 1898, negli anni ’70 il marchio e la ricetta del Tamarindo sono stati rilevati da Cedral Tassoni, che ora la produce e imbottiglia oggi nello stabilimento di Salò riprendendone anche il packing in stile d’altri tempi.
Date le sue proprietà, la sua confezione che fa un po’ stilosi e un po’ vintage allora Tamarindo come se piovesse… e infatti… piove. Di nuovo. Beveteci su.

 

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