Sinfonico a Metà. Pino Daniele emoziona l’Auditorium

Sinfonico a metà Pino Daniele emoziona lAuditoriumSerata di gala all’Auditorium di Roma che ha ospitato il nuovo tour di Pino Daniele dal titolo Sinfonico a Metà, ennesima variazione dell’artista napoletano sempre pronto di mettersi in gioco per regalare nuove emozioni ai fan accorsi in massa a riempire la cavea del parco della musica per riascoltare il suo sconfinato repertorio.

Serata di gala all’Auditorium di Roma che ha ospitato il nuovo tour di Pino Daniele dal titoloSinfonico a Metà, ennesima variazione dell’artista napoletano sempre pronto di mettersi in gioco per regalare nuove emozioni ai fan accorsi in massa a riempire la cavea del parco della musica per riascoltare il suo sconfinato repertorio.

L’idea di base è quella di reinterpretare in chiave sinfonica i suoi più grandi successi grazie all’ausilio di cinquanta elementi dell’orchestra sinfonica Roma Sinfonietta diretta dal maestro Gianluca Podio e alle 21,10, mentre il pubblico di nostalgica fascia di età medio alta dibatteva su quale sarebbe stata la scaletta del concerto, la serata si apriva tra fiati e archi con Terra Mia il pezzo simbolo che dato il la alla carriera di Pino. Entra in scena da solo e incredibilmente senza chitarra, saluta e con la straordinaria voce musicale da brividi la interpreta come non l’avevamo mai sentita, standing ovation e apprezzamento convinto per lo straordinario arrangiamento corale. Le emozioni si susseguono sulle note di Quando e il pensiero vola a Massimo Troisi mentre il pubblico canticchia, e Lazzari Felici che esalta le sue straordinarie doti canore regalando ai fan storici uno dei suoi capolavori scolpiti nella pietra. Questo idillio iniziale si interrompe, com’è giusto che fosse, con l’entrata in campo della sua più grande amica di sempre: la chitarra. Con lei entrano in scena Rino Zurzolo al contrabbasso, Daniele Bonaviri alla chitarra classica, Elisabetta Serio al pianoforte e Alfredo Golino alla batteria e lo show entra nella sua fase centrale tra contaminazioni musicali di ogni tipo a cominciare dall’arabeggiante Toledo suite strumentale dei tempi di Bella ‘Mbriana, per proseguire con Viento e Terra con gli archi a riposo e le due chitarre sbizzarrite a duettare.

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La chitarra continua a vibrare sull’intro di Appocundria col pubblico visibilio per una scaletta fin troppo generosa e il magic moment si compie sulle note struggenti di una Napul’è  da urlo che celebra uno dei più grandi artisti del novecento italiano. Ma c’è dell’altro in arrivo e gli amanti dell’ultimo Pino Daniele, quello più orecchiabile e accattivante, sono subito serviti con Resta cummè e Si nun me vuò bene cchiù svolazzando leggeri tra Anna Verrà, omaggio doveroso ad Anna Magnani, e le leggiadria di una Pigro accompagnata da un pubblico partecipe e da un’orchestra complice. Un paio di momenti di pausa per le riaccordature del caso e giù in picchiata tra i sentieri pop di Invece no seguita da un’istrionica Anima in cui la sua voce in falsetto gioca di sponda con la sinfonia degli archi regalando alla platea un finale ritmico e spagnoleggiante. Si resta in terre andaluse con Mareluna dove emergono le doti assolute del grande chitarrista ben supportate da i suoi poliedrici strumentisti per proseguire con Sara, con tanto di dedica alla figlia, scivolando inesorabilmente nella parte più leggera dello show che si perde tra i discutibili successi di massa quali Amarsi Ancora e il Ricordo di un Amore. Adesso è troppo, il pubblico implora a gran voce qualcosa degna del grande blues man degli anni ottanta e sulle note del contrabbasso del mitico e sodale Rino Zurzolo si apre una Je  Pazzo che, accompagnata dalle voci di una complice platea, riscalda un ambiente che non attendeva altro. Duettano lei sei corde di Pino e le quattro di Rino ricordando i bei tempi andati e le continue jam session degli anni d’oro, standing ovation e serata che volge al termine con Io per lei, ennesima hit che lascia perplessi mentre tutti pregustano dei succulenti bis.

Rientra Pino così come aveva esordito, solo voce e melodia mentre l’orchestra introduce la meravigliosa Quanno Chiove, suggestiva e languida nonché testimonianza vivente della bontà del progetto sinfonico, e il finale è di quelli col botto: rientrano Zurzolo & co. e si chiude alla grande con l’immancabile Yes I Know My Way splendidamente arrangiata con spazio a digressioni e improvvisazioni di ogni sorta e un pubblico in delirio a cantare ogni singola nota. Dopo un’ora e cinquanta minuti un affaticato Pino Daniele alza le braccia e ci saluta con la sensazione che ognuno di noi ritrovi una parte di se nella sua musica, una diatriba infinita tra i duri e puri dell’impareggiabile sound dei primi sei dischi e i fautori più giovani di tutto ciò che è venuto dopo in tutte le sue varie e discutibili forme. Ai posteri l’ardua sentenza, ma resta inconfutabile che il percorso del cinquantanovenne artista napoletano lo colloca a prescindere nel novero dei grandi, sempre a caccia di novità e pronto a mettersi in gioco per sperimentare nuove sonorità. L’appuntamento per i suoi fan è solo rimandato al 1 settembre all’Arena di Verona dove Pino metterà in scena uno dei suoi più grandi capolavori, quel Nero a Metà che lo consacrò alla storia e che vedrà sul palco la band dell’epoca, da James Senese a Tullio De Piscopo, in un’esibizione unica e imperdibile.

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