Calamità naturali: il 40% degli italiani non sa come affrontarle
La Legge n.100 del 12/07/2012, che ha riordinato il sistema di protezione civile, obbliga tutti i comuni italiani a dotarsi entro 90 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento stesso, di un Piano di Emergenza, strumento indispensabile per fronteggiare situazioni critiche a seguito del verificarsi di disastri e calamità naturali. A due anni esatti dall’entrata in vigore della legge, il 77% dei Comuni italiani ha attuato un Piano di Emergenza ma solo il 17% della popolazione (il 14% nel caso dei minori compresi tra i 13 e i 18 anni) ritiene di sapersi comportare in caso di rischio e di avere piena padronanza delle misure e dei comportamenti da adottare.
Il 40% degli italiani, invece, non ha assolutamente idea di cosa si debba fare in caso di terremoti, alluvioni, incendi o altre calamità naturali. A rivelarlo è uno studio dal titolo “I rischi naturali e il piano di emergenza dei Comuni” condotto da Ipsos per Save the Children, la più grande organizzazione internazionale indipendente che dal 1919 lotta per migliorare la vita dei bambini.
Raffaella Milano, direttore dei programmi Italia Europa di Save the Children, auspica che tutti i comuni siano presto provvisti dei piani di emergenza in modo da essere in grado di affrontare situazioni di calamità e sottolinea: “Ad esserne sprovvisti sono proprio alcuni tra i territori a più alto rischio sismico, come la regione Campania in cui solo il 39% dei Comuni dispone di un piano o la Calabria con appena poco più della metà di copertura, pari al 54%. Dalla ricerca è poi emerso un altro elemento che richiede un intervento immediato: anche dove i piani esistono, non c’è un’equivalente consapevolezza e il possesso di adeguate informazioni in merito da parte dei cittadini”. Da questa mancanza di informazione scaturisce, stando ai dati statistici, una forte paura legata ad eventuali rischi che si possono correre: il 55% dei ragazzi e il 48% degli adulti ritiene che nel proprio comune sia presente il rischio ambientale per inquinamento di acqua, aria, territorio, nonché pericoli di carattere ambientale che hanno come fonte le attività umane, seguito dal rischio sismico, quello idrogeologico, quello di incendi e infine quello industriale. Percentuali residue della popolazione temono un maremoto o tsunami e un’eruzione.
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Tra coloro che conoscono i piani di emergenza comunali, la maggior parte dei ragazzi dichiara di essere stata informata attraverso le attività organizzate dalla scuola (39%), e de quelle della Protezione Civile (31%). Il 23% dei giovani invece dichiara di aver appreso le dovute informazioni dal sito web del comune, il 16%, invece, si è documentato grazie al materiale informativo distribuito dal Comune ed il 10% partecipando alle giornate informative organizzate dal Comune di residenza. Il 23% dei giovani afferma di aver appreso le dovute informazioni dal sito web del comune, il 16 %, invece, si è documentato grazie al materiale informativo distribuito dal Comune ed il 10% partecipando alle giornate informative organizzate dal Comune di residenza. Gli adulti invece hanno acquisito informazioni in materia attraverso il sito web del comune (41%), le giornate di informazione della protezione civile (23%), il passaparola (20%), la diffusione di materiali divulgativi (14%), le attività di sensibilizzazione (13%) o le lettere inviate alle famiglie dal Comune (10%). A questo proposito la Dr.ssa Milano afferma che “bisogna apprezzare l’impegno di quei Comuni che in questi due anni hanno promosso tra i cittadini la conoscenza dei piani” e continua ricordando che “è di fondamentale importanza che tutti i Comuni si dotino di questo strumento, che lo aggiornino e che promuovano campagne di sensibilizzazione per informare la popolazione sui contenuti del Piano Comunale di Emergenza, quali ad esempio lo scenario di rischio relativo al territorio, la segnaletica per le aree di raccolta della popolazione e le modalità attraverso le quali vengono diffusi allarmi e informazioni”.
Sempre dall’analisi dei dati risulta che 1 ragazzo su 5 non ha mai partecipato a simulazioni di evacuazione organizzate dall’istituto scolastico che frequenta. Save the Children sottolinea, a tal proposito, la necessità che in tutte le scuole, di ogni ordine, vengano messi in programma e si realizzino tali attività, congiuntamente all’organizzazione di campagne di informazione specifiche per bambini e adolescenti attraverso metodologie partecipative volte alla conoscenza dei piani di emergenza e alla sensibilizzazione sulla consapevolezza dei rischi e sui comportamenti da adottare in caso di calamità. Nelle situazioni di emergenza i diritti dei bambini potrebbero essere ignorati, non soddisfatti o addirittura violati nell’esigenza di dover intervenire in modo rapido sugli aspetti connessi ai bisogni primari. E’ importante, quindi, che gli obiettivi degli interventi di emergenza rispettino e si ispirino sempre alla Convenzione ONU dei diritti dell’adolescenza, riconoscendo a tutti i livelli organizzativi specifica attenzione ai bisogni propri dell’età evolutiva. A riguardo, Save the Children raccomanda che nel momento della stesura dei piani di emergenza comunali si tenga conto dei diritti e dei bisogni specifici di fanciulli e adolescenti in tutte le fasi di pianificazione.
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