Ucraina: la diplomazia al tempo di Renzi
Negli ultimi giorni si è mostrata iperattiva sul fronte diplomatico la Ministra Mogherini, grazie agli incontri ripetuti con il collega russo Lavrov, coi vertici di Kiev e con lo stesso Putin. La Mogherini ribadisce la proposta per una tregua bilaterale, cui dovrebbero far seguito una roadmap di pace che pone tra i primi punti il disarmo degli insorti del Donbass.
E’ proprio questo il punto debole dell’iniziativa diplomatica presa dal Governo italiano nelle ultime settimane, la completa rimozione della Novorossia e della resistenza del Donbass. Negoziati ‘bilaterali’ tra Kiev e il Cremlino restano del tutto inutili se da questi si escludono i resistenti che stanno proteggendo i filorussi e i russofoni nell’Est del paese e le loro istanze di indipendenza, dal massacro che l’artiglieria ucraina e i tagliagole della Guardia Nazionale stanno compiendo. La fondazione della Novorossia, i referendum separatisti e la controparte orientale della crisi devono essere, secondo il copione scritto dai vertici USA e NATO, delegittimati e criminalizzati, esibiti ai media come focolai di terrorismo manovrati da Mosca in territorio ucraino. Se l’azione diplomaitica della Mogherini non coinvolgerà attivamente i leader della rivolta, tra cui Igor Strelkov (nella foto) comandante sul campo nel Donbass, questa si rivelerà come l’ennesima mossa mediatica in pieno stile renziano, mirata più a rafforzare la candidatura della Mogherini ad Alto Rappresentante della politica estera Europea, che a fermare la catastrofe ucraina.
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Proprio Igor Strelkov in un accorato appello reso pubblico il 4 Luglio, denunciava l’insostenibilità della situazione militare nell’area intorno a Slaviansk. Come ha ammesso indirettamente lo stesso Poroshenko (‘la tregua era parte del piano di guerra’), il ‘fragile’ cessate il fuoco della scorsa settimana è stato utilizzato dall’esercito di Kiev per concentrare le forse in alcune aree strategiche, riparare i mezzi danneggiati e portare al fronte nuovi mezzi corazzati, artiglierie e lanciarazzi multipli. Nei giorni successivi infatti Kiev ha ripreso il possesso prima dei paesi limitrofi e poi della stessa Slaviansk, abbandonata dai ribelli per rafforzare le posizioni difensive nelle più strategiche Doenetsk e Lughansk. Nello stesso appello Strelkov smentiva la presenza di mercenari e soldati russi tra le proprie file, sottolineando che il 95% dei propri sottoposti proviene dal Donbass e il resto è composto comuqnue da volontari non pagati, mentre ha ammesso come dal confine russo stiano arrivando grandi quantità di aiuti umanitari ed equipaggiamenti leggeri, ma non le armi pesanti e il supporto militare di cui lui e i suoi uomini avrebbero veramente bisogno. Gli unici blindati di cui i resistenti dispongono sarebbero quelli faticosamente sottratti in battaglia all’esercito nemico e il resto del materiale bellico (inclusa la contraerea) in loro possesso verrebbe dalle armi presenti nell’area da prima della crisi.
Nei giorni successivi alla caduta di Slaviansk i bombardamenti sono ripresi con maggiore intensità prima su Lughansk e poi su Doenetsk. Nella prima un intero pullman degli ormai molti civili in fuga verso il confine russo è stato accerchiato e macellato a colpi di mitra da sconosciuti, presumibilmente le squadracce di Pravy Sektor che dall’inizio del conflitto hanno già operato in modo simile in altre occasioni. Peggiora inoltre la situazione umanitaria a causa della mancanza d’acqua, in particolare nella zona di Kramatorsk anch’essa tornata sotto il controllo di Kiev, a causa della distruzione di una centrale di pompaggio e distribuzione idrica da parte dell’esercito di Kiev avvenuta il 2 Luglio.
Mentre la nostra diplomazia cerca tardive e poco logiche soluzioni per disarmare gli indipendentisti senza rompere del tutto con Putin, anche Kiev ha i suoi problemi sul campo per il deteriorarsi dei rapporti tra esercito regolare e milizie ultranazionaliste, lo scarso coordinamento militare e la bancarotta del governo, il quale, per sostenere la guerra accumula deficit paurosi (3.5 miliardi di passivo in pochi mesi) e richiede di potersi indebitare ulteriormente con l’occidente. Domani un nuovo vertice tra UE e Kiev getterà le basi per l’affiliazione di Kiev alla UE (punto cruciale della questione Maidan e dei dissidi con Putin). Accade così che i militari regolari e i miliziani nazisti che , come documentaquesto video, la popolazione del Donbass non vuole nella riconquistata Kramatorsk, troveranno la loro terra di domani nella democratica Europa che, anche grazie al lavoro del Ministro degli Esteri Italiano, non vede l’ora di accoglierli a braccia aperte.
di Daniele Trovato
twitter: @aramcheck76