Teatro di Roma, la nuova stagione è “in cantiere”
Si svolge “in scena” la conferenza stampa che presenta il nuovo corso del Teatro di Roma. A sipario alzato, il neo direttore Antonio Calbi ha voluto che simbolicamente giornalisti, operatori, attori e registi si sedessero dalla parte dello spettacolo e non dalla parte degli spettatori, affacciandosi su una platea impacchettata.
Sono, siamo, davvero tanti. Alcuni seduti, molti altri in piedi. Nelle prime file siedono i veterani del nostro teatro, mentre sulle poltrone d’onore il sindaco di Roma Ignazio Marino e l’assessore alla cultura della regione Lazio Lidia Ravera. E poi soprattutto il neo direttore (la nomina risale al maggio scorso) Antonio Calbi, il cui intervento oggi, ma più in generale in questo teatro è attesissimo, l’immagine di un uomo fattivo e intenzionato a fare di questo centro un punto di riferimento per la socialità di Roma. Dopo aver ringraziato il predecessore ad interim Ninni Cutaia e lo staff tecnico (di Gabriele Lavia non c’è menzione) procede speditamente alla presentazione di quella che non deve essere intesa come una stagione in senso stretto, ma piuttosto un’officina culturale in divenire, un cantiere appunto.
Perché? Il primo punto saliente dell'”Operazione Calbi” comprende un raggio d’azione che va oltre l’annata 2014-2015, per abbracciare una legislatura teatrale di quattro anni. Tra gli aspetti più pregnanti di questo impegno a lungo termine, c’è il sodalizio con il regista Peter Stein che sarà impegnato tra l’India e l’Argentina con una serie di spettacoli (Orestea, Ciclo Shaksperariano, I giganti della montagna) che prevedono una rappresentazione in prospettiva attraverso la costruzione di cicli teatrali. Per far questo il Teatro di Roma intende fruire di una compagnia residente, composta da otto attori (Alessandro Averone, Maddalena Crippa, Gianluigi Focacci, Paolo Graziosi, Pia Lanciotti, Andrea Nicolini, Graziano Piazza e Elia Schilton) impegnati a tutto campo negli spettacoli in programma e nelle produzioni.
Un secondo aspetto rilevante sta nella scelta di procedere per nuclei tematici e non per eventi occasionali: oltre alla Prospettiva Stein, di cui si è detto prima, anche la Prospettiva Roma, con i ritratti della città in 24 corti teatrali, Roma per Eduardo e Roma per Pasolini. L’idea di un teatro h24 si concretizza anche in un’apertura a 12 mesi: da maggio del 2015 fino a settembre dello stesso anno, il Teatro di Roma supporterà l’Expo di Milano, divenendo museo aperto al pubblico, mentre il Teatro India (la cui riapertura è stata annunciata dal sindaco per settembre di quest’anno) ospiterà una rassegna sul teatro gastronomico.
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Insomma, per tirare le somme, quello tracciato da Calbi è un quadro di stabilità, un contratto a tempo indeterminato con la città e il suo teatro. E non si può tacere che nella promessa del primo cittadino Marino, risieda in buona parte la rassicurazione di una solidità soprattutto economica: il Teatro di Roma riceverà gli investimenti che aspetta per risollevarsi. Dall’altra parte, la presenza numerosa dimostra la grande attesa riposta nella nuova direzione e nel sostegno delle istituzioni. Mentre gli altri teatri sembrano in parte soccombere sotto il peso dei tagli orizzontali, dei debiti storici e, va detto, di una diffusa mala gestione economica, il Teatro di Roma appare a carte scoperte la scommessa culturale delle nostre istituzioni.