Marino e il sogno di un Tevere navigabile

Dopo la pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali e quella del Tridente, Marino pensa seriamente di regalare a romani e turisti un viaggio sulle acque del “biondo Tevere” per ammirare le bellezze della Città Eterna.

Non è la prima volta che si parla di navigabilità, negli scorsi decenni la proposta si ripeteva puntuale ad ogni campagna elettorale, ma questa volta il sindaco-chirurgo tira fuori una data: “Renderemo il Tevere navigabile dall’anno prossimo, spero entro il 2015“. In Campidoglio è stato già avviato un tavolo con tutte le istituzioni che hanno autorità sul bacino del Tevere, tra cui il Ministero dell’Ambiente e la Regione Lazio. L’obiettivo è predisporre tutte le misure necessarie per procedere alla pulizia degli argini e al dragaggio del fiume, ma anche alla valorizzazione ambientale, commerciale e della mobilità. Questo progetto così ambizioso, e soprattutto costoso, è stato già presentato all’Unione Europea in via informale; a fine mese sarà consegnato ufficialmente e bisognerà attendere una risposta per avere la certezza dei finanziamenti.
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A questo punto viene spontaneo pensare a Roma come Parigi o come Londra. Ma il confronto non regge, poiché la Senna e il Tamigi sono veri fiumi, mentre il Tevere è piuttosto un torrente. Gli esperti dicono che, dal punto di vista idraulico, non sono tanto le dimensioni a classificare i corsi d’acqua quanto la regolarità dei regimi idraulici. Il nostro fiume ha una portata d’acqua diversa in estate e in inverno così da non consentire una navigabilità regolare e programmabile. Eppure in epoca romana le navi risalivano i circa 30 km di fiume a ritroso per portare mercanzie e materiali di ogni tipo in città, e tutto questo continuò fino a inizio 900, ma, nel corso dei secoli, le condizioni dei fondali del corso e quelle della foce, le regolazioni realizzate a monte per evitare le disastrose inondazioni a Roma, hanno aggravato le condizioni della navigabilità, fino a renderla quasi impossibile.
Da tutto ciò consegue che il Tevere durante l’estate ha un livello talmente basso da non consentire il transito ad imbarcazioni, mentre durante l’inverno ne ha uno che rende difficile il passaggio delle stesse sotto i numerosi ponti. E non solo, le differenze di livello ostacolerebbero anche gli approdi ed i collegamenti verticali con i lungotevere, il che annullerebbe di fatto ogni ipotesi di trasporto pubblico regolare marino. Ma ipotizziamo per un attimo che la navigabilità sia possibile. Che tipo di panorama vedrebbero i turisti durante la buona stagione (quella sicuramente più adatta per una gita sul fiume) quando il livello del Tevere, come suddetto, è basso? Il panorama sarebbe molto diverso da quello che si ammira a Parigi o a Londra, il malcapitato turista avrebbe una perfetta visuale dei muraglioni, il che non renderebbe troppo piacevole la gita sull’acqua.
E che dire poi del fatto che il Comune ha un imbarazzante ritardo nell’attività routinaria del dragaggio del Tevere di oltre 10 anni? Non ci sarà qualche tronco affiorante di troppo da togliere? I problemi dunque non mancano, a partire dai costi che, secondo una prima stima, si aggirerebbero intorno ai 100 milioni di euro. Di questi, 40 dovrebbero arrivare da fondi europei, mentre i restanti 60 resterebbero scoperti. A questo punto il Comune interpellerebbe il Ministero dell’Ambiente anche se l’ideale sarebbe ricorrere a finanziamenti privati. Insomma, Marino vede già i “Bateaux Mouches” sul modello francese solcare le acque del Tevere, noi ci auguriamo che il suo sogno non si tramuti in un incubo, facendogli così fare la fine di “Cocco Sferra, quer bravo notatore” di cui scrisse Giuseppe Gioacchino Belli nel sonetto “Er noto“, tradito, purtroppo, proprio dal suo fiume.

 

 

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