Morti i tre israeliani, è guerra ad Hamas
«La fine tragica dei tre ragazzi deve essere anche la fine di Hamas». Non lascia spazio a interpretazioni il commento del viceministro della difesa israeliano Danu Danon al ritrovmento dei corpi dei tre isareliani rapiti lo scorso 12 giugno in Cisgiordannia.
Della scomparsa dei tre giovani studenti Eyal Yifrah (19 anni), Gil-Ad Shayer (16) e Naftali Yaakov Frenkel (16) e dell’immediata rezione di Israele nei confronti di Hamas avevamo già dato notizia in un precedente articolo. Le operazioni di ricerca sono state massicce e portano il peso dell’uccisione di cinque palestinesi e dell’arresto di oltre 400. Setacciamenti forsennati hanno trovato tregua solo col peggiore degli esiti, il ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi vicino il villaggio di Halhul nei pressi di Hebron, a due minuti di macchina dal punto in cui si erano perse le tracce dei giovani. L’uccisione di tre innocenti soffia come vento sulla brace ed ha riattizzato del tutto l’ira funesta di Israele. {ads1}
Una volta diffusa la notizia, anticipata dall’emittente araba Al Arabiya e poi confermata dall’esercito israeliano, il premier Benjamin Netanyahu ha confermato la sua accusa ad Hamas, affermando: «La pagherà». Il viceministro della difesa Danu Danon è stato ancor più duro: «È necessaria un’operazione che dia a Hamas un colpo mortale. Dobbiamo sradicare il terrorismo. Demolire le abitazioni degli assassini, distruggere i loro depositi di armi, bloccare i finanziamenti». Il portavoce di Hamas a Gaza ha ammonito che «ogni offensiva di Israele aprirà le porte dell’inferno». Ma le porte dell’inferno sono state spalancate senza troppi timori perché secondo i siti dei giornali israeliani Haaretz e The Jerusalem Post a poche ore dal ritrovamento dei corpi è iniziata una massiccia offensiva isarealina su Gaza. I palestinesi hanno denunciato la demolizione delle case dei presunti sequestratori, Amar Abu-Eisha (33 anni) e Marwan Kawasmeh (29 anni), che però non sarebbero stati ancora arrestati.
Ieri sera alle 21.30 locali (le 20.30 italiane) Netanyahu ha indetto una seduta d’emergenza del suo gabinetto ristretto della sicurezza per individuare le misure da prendere. Intervistato da ‘Repubblica’, lo scrittore israeliano David Grossman, che ha perso un figlio, Uri, nella guerra combattuta contro gli Hezbollah in Libano nell’estate del 2006, invita al dialogo. Grossman riconosce che il governo di Abu Mazen si è discostato dal terrorismo condannandolo totalmente e azzarda una collaborazione: «Quanto più Israele rafforzerà Abu Mazen, darà speranza ai palestinesi nella Cisgiordania e quanto più gli abitanti di Gaza vedranno che il fanatismo e l’odio per Israele li sospingono sempre più profondamente nella miseria e nell’infelicità cambieranno: forse all’inizio soltanto per tattica, ma poi capiranno che la strada del dialogo e della pace porterà loro una vita migliore». E appellandosi al premier aggiunge: «se Netanyahu vuole dimostrare oggi di essere un vero leader, deve frenare le forze estremiste e non arrendersi a loro».