Casanova dalla parte delle donne
La donna ragiona con l’utero? A questa fondamentale questione filosofica hanno tentato di dare risposta due luminari Italiani del Settecento. Petronio Ignazio Zecchini, nel suo Dì geniali della dialettica delle donne ridotto al suo vero principio, e Germano Azzoguidi nelle Lettres de Madame Cunegonda.
Il primo ritiene che sì, le donne siano soggiogate alla propria natura uterina e che, per questo, si debba essere indulgenti verso le loro intemperanze perché a causarle è «l’utero che le fa agire contro la loro volontà»; il secondo confuta le tesi di Zecchini perché non esisterebbe, in realtà, «un canale di comunicazione tra quest’organo e il cervello».
Nel 1772 l’abate Francesco Zacchiroli fa dono di questi libelli a Giacomo Casanova che decide, a sua volta, di replicare a quei «medici di bell’ingegno». Lana caprina, epistola di un licantropo è il titolo del saggio pubblicato in questi giorni dalle edizioni Elliot con cui il seduttore più celebre della storia e profondo conoscitore dell’universo femminile mette alla berlina le tesi dei suoi contemporanei. L’ironia si intuisce già nel titolo, come ad annunciare che di questione oziosa si tratta, e nella dedica, indirizzata a una non ben identificata principessa da parte di un “licantropo“, animale fantastico i cui comportamenti vengono regolati, appunto, dalle fasi lunari.
Il libro è esilarante e Casanova si fa beffe dei due medici puntutissimi e ridicoli che proclamanano sciocchezze con la massima serietà.
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Il più involontariamente comico risulta essere, probabilmente, il «medico antivaginale» Zecchini, che chiama l’utero «pensatore», non perché gli attribuisca già la facoltà di pensare, ma perché delle donne «egli è l’assoluto padrone». È il ragionamento del medico a essere isterico, rintuzza Casanova, è evidente. E il leggendario seduttore si chiede, candidamente, se, ammesso che il pensiero non risieda nell’anima ma nel corpo, perché, a questo punto, il principio non debba applicarsi tanto agli uomini quanto alle donne. E, in verità, si spinge ancora oltre, e, tra una battuta e uno strale, parla dell’educazione e della condizione della donna.
La lettera del licantropo Casanova in versione femminista ante litteram è divertente e sorprendente, e aggiunge ulteriore fascino alla figura del grande libertino. Difficile spiegare in poche parole perché eserciti ancora tutta questa attrattiva e curiosità. Non c’è traccia di arroganza, presunzione o supponenza in quello che scrive, ma solo voglia di divertire e di difendere il genere femminile dalla stupidità dei due malcapitati medici. Casanova è simpatico e galante. Forse era questo il segreto del suo successo. Semplicemente, era un uomo che amava le donne.
@claudia_pulchra