Cinema: La città incantata di Miyazaki

Torna nelle sale a più di dieci anni dalla sua uscita uno dei capolavori del cinema di animazione; solo per pochi giorni, giusto il tempo per deliziare gli occhi e il cuore di adulti e bambini ancora ignari della sua bellezza: stiamo parlando de La città incantata di Hayao Miyazaki.

 

La trama dalla ramificazione articolata, ispirata al romanzo fantastico Il meraviglioso paese oltre la nebbia della scrittrice Kashiwaba Sachikoracconta, racconta le avventure della piccola Chihiro, una bimba di dieci anni viziata e piagnucolosa che durante il suo faticoso peregrinare rivelerà uno spiccato senso di giustizia ed una grande capacità d’amare.
In macchina insieme alla sua famiglia stanno per dirigersi verso la loro nuova casa quando distrattamente il padre imbocca uno stretto sentiero delimitato da alberi dalla fitta vegetazione che li porta di fronte l’oscurità di una galleria. Un piccola statua sbarra loro il cammino e si vedono costretti a scendere; l’uomo mosso dalla curiosità invita la moglie e la figlia a penetrare il mistero. La piccola Chihiro come attraversata da un vago presentimento ha paura; indugia, poi nel timore di rimanere sola, prosegue insieme ai suoi genitori verso l’inevitabile.
Oltre il buio ad attenderli non è – come viene da pensare al padre – un parco giochi abbandonato, ma la terribile città sopra cui regna sovrana la perfida Youbaba, strega e proprietaria dei bagni pubblici nei quali si svolgerà la storia. Immersi in un clima fantasmagorico sono improvvisamente attratti da un invitante odore di cibo; seguendolo si ritrovano in un locale sulle cui tavole campeggiano piatti fumanti dagli irresistibili sapori. I genitori insensibili ai moniti della figlia si abbandonano a un pasto vorace mentre uno strano sortilegio li trasforma in maiali insaziabili sotto gli occhi disperati della giovane fanciulla. La notte scende silenziosa e le strade brulicano di spiriti di ogni sorta: sono gli ospiti dell’impianto. Mentre Chihiro scopre che sta lentamente diventando invisibile incontra Haku, apprendista mago, il quale dopo averle donato una piccola bacca in grado di restituirle la sua tangibilità, la informa sul destino dei suoi genitori, avvertendola inoltre che l’unico modo per sopravvivere in quel luogo è trovare il prima possibile un lavoro. Sul lungo percorso la piccola incontra altri alleati; è infatti grazie a Kamaji spirito dalle sembianze di ragno umanoide, dai modi burberi e l’animo buono e a Rin, lavoratrice delle terme che otterrà un colloquio con Youbaba; questi ossessionata dalle cure per il piccolo Bō, dopo averle fatto firmare un contratto le sottrae il nome cambiandolo in Sen.

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Ora che non è più Chihiro, minacciata dall’oblio, inizia il suo lavoro nelle terme da dove una sera fa entrare una strana creatura mascherata (Kaonashi) che presto le diventerà amica. Il primo cliente di Sen sarà lo spirito dal cattivo odore che una volta lavato con i sali più preziosi si scoprirà essere lo spirito del fiume inquinato e bisognoso di una ripulita. Nel frattempo Kaonashi semina il panico e dopo aver divorato qualche inserviente distribuisce ad una folla avida migliaia di pepite d’oro. D’improvviso Sen riconosce Haku trasformato in drago mentre è inseguito da uno stormo di uccelli di carta (Shikigami); agonizzante e sanguinante lo prende tra le braccia. Adesso il suo scopo principale sarà quello di evitargli la morte. Haku dopo averlo rubato, ha ingoiato il prezioso sigillo di Zeniba (sorella gemella di Youbaba) contenente una potente meledizione; Sen insieme al piccolo e a Kaonashi partirà per restituire il gioiello e invocare le scuse.
Potrà effettuare il suo viaggio in treno grazie al biglietto donatole da Kamaji che lo aveva custodito per ben quarant’anni; una volta restituito il sigillo la strega rivela alla fanciulla che l’amore per Haku ha spezzato il tremendo incantesimo. Al suo rientro Chihiro, per liberare i suoi genitori, dovrà superare un’ultima prova: riconoscerli tra un branco di porci dall’identico aspetto.

Le parole non bastano e descrivere le figure che costellano la narrazione; non ne possono restituire l’incanto. La potente visionarietà del maestro giapponese è una stupenda evoluzione del concetto di fiaba che pur conservando le sue dinamiche tradizionali si arricchisce di nuovi elementi. Myazaki ritrae con maestria la piccola protagonista, spesso colta nell’intimo delle sue tribolazione  senza le quali non sarebbero emerse le sue forze interiori; perché come afferma lo stesso autore Chihiro «è una bambina ordinaria, una con cui il pubblico possa identificarsi» e la sua «non è una storia in cui i personaggi crescono, ma una storia in cui attingono a qualcosa che è già dentro di loro, tirato fuori dalle particolari circostanze».

 

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