Ucraina: M5S rompe il silenzio (Video)

Lunedì scorso, mentre Slaviansk era ancora sottoposta a pesanti bombardamenti, Poroshenko con un’abile mossa mediatica aveva proposto una tregua di qualche giorno, poi accettata dalla resistenza del Donbas. Putin aveva raccolto l’apertura con scetticismo, in quanto giudicata insufficiente senza organizzare contestualmente  tavoli diretti di trattativa con i leader della resistenza in Novorossia. La tregua non è durata nemmeno 24 ore.

 

Già martedì i ribelli abbattevano a Slaviansk un elicottero militare di Kiev provocando nove morti, mentre sulle zone limitrofe continuavano a piovere i colpi dell’ artiglieria e giungeva notizia di altri scontri minori in varie località dell’Est. Anche se le dichiarazioni di cessate il fuoco rappresentano probabilemente soltanto  espedienti propagandistici a uso e consumo dei media, è probabile che su entrambi i fronti non ci sia il pieno e coordinato controllo delle attività sul campo.  Da un lato le milizie della Novorossia sono una complessa galassia composta da combattenti e volontari, guidati da un governo giovane e provvisorio che non ha mai avuto davvero il tempo di strutturarsi. Dall’altro l’esercito di Kiev ha  subito frequenti defezioni mostrando spesso segni di scarsa preparazione e, mentre la Guardia Nazionale continua ad arruolare estremisti filo-nazisti e criminali comuni, al suo fianco continuano a combattere e ad addestrare nuovi sgherri, agendo presumibilmente in piena autonomia, i mercenari americani dell’Academi. Il 22 giugno lo stesso Putin  aveva denunciato la caduta di colpi di artiglieria in territorio russo, difficile capire se dovuti al poco controllo delle milizie di Kiev o al deliberato innalzamento del livello di provocazione dopo il vergognoso assalto all’ambasciata russa a Kiev di quindici giorni fa.  

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Se questa è stata dunque la settimana della fragile tregua, quella precedente era stata la settimana dei numeri e del computo dei morti. Come riporta PandoraTV (uno dei pochi media ad aver seguito con costanza e dovizia la guerra civile in corso) le fonti di Novorossia parlano di oltre 500 civili uccisi in meno di due mesi, Kiev ne ammette circa la metà mentre, incredibilemente, le fonti ONU hanno stime perfino più basse per un totale di 350 morti considerando anche i combattenti. Per smentire i dati dell’ONU basterebbe contare, una per una, le foto dei cadaveri ammassati in strada e le notizie verificate sui caduti in battaglia ammesse dalle rispettive fazioni. Il computo complessivo dei caduti, non soltanto civili e su entrambi i fronti, va dai 500    dichiarati da Kiev agli oltre 4000 dichiarata dai ribelli. La stima più realistica sembra la seconda se si conta che più di cento uccisioni  sono avvenute in un solo week-end, tra cui 50 soldati in un colpo solo in seguito all’abbattimento di un aereo da trasporto militare, episodio confermato da entrambe le parti. Anche considerando i numeri forniti da Kiev, e senza contare i feriti spesso non in grado di accedere a cure decenti, si ha un’idea più chiara dell’intensità del conflitto e della copertura  colpevolmente insufficiente e mistificatoria che i media e i politici occidentali stanno dando della crisi. Sempre da fonti del Donbas  i ribelli conteggiano a proprio favore, oltre all’abbattimento di 20 elicotteri e 4 caccia, il sequestro  di 10 carrarmati e centinaia di mezzi di trasporto dall’inizio del conflitto. E’ ragionevole pensare che quest’ultimo dato sia gonfiato per giustificare la crescente disponibilità di mezzi e armamenti di probabile provenienza russa, coi quali i resistenti rispondono agli attacchi di Kiev che includerebbero, secondo alcune fonti, anche l’utilizzo delle micidiali (soprattutto per i civili) cluster bomb. 

Dopo qualche timida dichiarazione di SEL e poco altro, finalmente la reale gravità della crisi umanitaria e la straordianria rilevanza geopolitica del conflitto, fanno il loro ingresso nel Parlamento italiano.  Dobbiamo questa rottura del silenzio alla giovane deputata del Movimento a 5 Stelle Marta Grande, che in un intervento alla Camera ha accusato i media occidentali, il Governo Italiano e  la UE, di aver distorto i fatti in chiave antirussa, minimizzando e oscurando i crimini di Kiev. La deputata aveva fatto parte alcune settimane fa di una delegazione parlamentare recatasi in Ucraina, viaggio durante il quale non deve essersi limitata a collezionare veline governative come fanno da mesi la maggior parte dei suoi onorevoli colleghi.  In questo video l’intervento in cui la cittadina Marta Grande denuncia, tra le altre cose (inclusa la foto di un soldato cannibale girata su internet, una bufala, ma in fondo non peggiore di altre foto autentiche e altrettanto efferate), l’ intenzione, dichiarata dal Ministro della Difesa del governo di Kiev, di istituire campi di concentramento per i ribelli del Donbas. Saranno contenti Pravy Sektor e C-14, degni nipotini di Hitler e Bandera, mentre la UE continua a farsi  complice di quello che avevamo giurato in Europa non sarebbe dovuto accadere mai più.

Daniele Trovato

Twitter: @aramcheck76

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