La Scozia al voto sull’indipendenza

È previsto per il 18 settembre il referendum tanto atteso per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito. C’è da dire che indipendenza e autonomia, al giorno d’oggi, sono diventati valori della società e tematiche predilette dei dibattiti internazionali, nonché, spesso, causa di conflitti.

D’altronde, se così essenziali per i singoli nella vita di tutti i giorni, perché non dovrebbe essere altrettanto per comunità o veri e propri stati? Secondo i sondaggi, il risultato del referendum non è del tutto certo: i no sarebbero in maggioranza con il 46% contro il 34% dei sì.
A richiedere per primo questa indipendenza è stato il partito Scottish National Party (SNP), fondato nel 1934 e che, nel 1979, riuscì a realizzare un referendum per votare a favore o meno di un Parlamento scozzese. Tuttavia, in tale occasione, non venne raggiunto il numero minimo necessario di votanti. Successivamente, nel 1997, venne riproposto il medesimo referendum, ma il risultato fu differente: venne creato un parlamento locale scozzese.
Nel 2011, inoltre, l’SNP è arrivato a vincere le elezioni nazionali e, di conseguenza, la questione dell’indipendenza è divenuta sempre più rilevante. Un accordo tra David Cameron, primo ministro inglese e quello scozzese, Alex Salmond, nel 2012, aveva previsto l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito per il 2014. Ma, ad oggi, Cameron ha messo in atto una campagna a favore del “no”, ritenendo un risultato favorevole del referendum come potenzialmente dannoso per il governo. Salmond, da parte sua, punta tutto sulla gestione dei pozzi petroliferi del Mar del Nord sul territorio scozzese che garantirebbero al Paese un’economia solida.

Una costituzione per la Scozia. Lo scorso 16 giugno, Nicola Sturgeon, la vice primo ministro scozzese, appartenente al Partito Nazionalista Scozzese di orientamento socialdemocratico e indipendentista, ha presentato una bozza della possibile Costituzione scozzese, in caso di esito positivo del referendum: un chiaro tentativo di influenzare la scelta degli elettori.
La bozza elaborata si presenta come la carta perfetta: totale sovranità del popolo scozzese, accogliere Convenzione europea sui diritti dell’uomo e dei minori, rispetto del diritto internazionale, tiene conto delle esigenze delle isole, conferma della croce di Sant’Andrea sulla bandiera nazionale, la rinuncia all’arsenale nucleare britannico, chiamato Trident.

Tre leader unionisti. La scelta è nata come conseguenza alle dichiarazioni fatte dai tre leader dei tre principali partiti scozzesi contro l’indipendenza: Johann Lamont (Labour Party), Ruth Davidson (Conservative and Unionist Party) e Willie Rennie (Liberal Democrats). I tre hanno pubblicato una dichiarazione unica in cui garantiscono che, in caso di vittoria del “no”, promettono agli scozzesi miglioramenti in ambito fiscale e di welfare.

Da bozza costituzionale a Carta permanente. Sempre ipoteticamente, la Costituzione scozzese entrerebbe in vigore il 26 marzo 2016 e rimarrebbe in vigore fino alla sostituzione con una Carta permanente redatta da un’assemblea costituente. Nicola Sturgeon lamenta che il Regno unito è l’unico Paese del Commonwealth e dell’Ue a non avere una costituzione scritta: «Una Costituzione scritta può rappresentare le fondamenta sulle quali costruiamo una Scozia migliore».
Tra gli unionisti “famosi” spiccano Obama, Hillary Clinton e JK Rowling. Quest’ultima ha donato niente poco di meno che un milione di sterline alla causa anti-indipendentista.
Fatto sta che la Scozia è una delle nazioni più ricche al mondo, più ricca anche del Regno Unito. C’è da capire se questa “separazione” sia così necessaria o meno.

 

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