Commissione Senato, sì ddl sulla diffamazione
Il disegno di legge sulla diffamazione continua la sua corsa. Dopo che ad ottobre la Camera dei Deputati aveva dato il suo parere positivo, il testo è passato al Senato ed è proprio dalla commissione di Giustizia che è arrivato il secondo via libera, dopo un’attenta analisi degli emendamenti. Il testo è passato al relatore.
Tante le novità che dovrebbero riformare la legge n°47 del 1948, vecchia di 67 anni, che regola tutte le disposizioni di stampa dalla diffamazione ai reati attinenti la professione e i processi. La diffamazione è un reato contro l’onore e come recita l’articolo 595 del Codice Penale: “Chiunque comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione. Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516”. Grazie al nuovo disegno di legge la pena della reclusione verrà eliminata, ora per chi commetterà il reato di diffamazione a mezzo stampa se il fatto è determinato dovrà pagare una multa che va dai 5 mila euro e i 10 mila. Se il fatto narrato è volutamente falso la pena sale e si aggira tra i 20 mila euro e i 60 mila. L’attribuzione del risarcimento si stabilirà in base alla diffusione della testata, alla gravità dell’offesa e su che effetto avrà la rettifica. Se il giornalista è recidivo rischia l’interdizione dalla professione da uno a sei mesi e la pubblicazione della sentenza. Altra novità introdotta riguarda il segreto professionale: infatti adesso non solo i giornalisti professionisti potranno rifiutare di rendere note le proprie fonti, ma varrà anche per i giornalisti pubblicisti, anche se la questione di rivelare o meno le fonti ha delle sfumature molto labili dal punto di vista penale. Altro punto molto importante riguarda la rettifica che dovrà essere pubblicata dal direttore o dal responsabile inserendo il titolo, la data e il nome dell’autore dell’articolo incriminato, dovrà avvenire entro due giorni e dovrà avere la stessa rilevanza e visibilità della notizia a cui si riferisce. In più se non è possibile la ristampa o la diffusione del periodico, la rettifica dovrà essere pubblicata su un quotidiano di diffusione nazionale.
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Gli emendamenti che rappresentano una vera novità sono quelli che riguardano le testate online che insieme ai giornali radiofonici entrano a far parte della legge sulla stampa. Proprio per questo le rettifiche sui giornali online dovranno avvenire inviando il testo o la dichiarazione agli utenti che sono entrati in contatto con la notizia. È passato anche l’emendamento proposto da Forza Italia sul “diritto all’oblio”. Infatti, l’interessato di un articolo lesivo, oltre la rettifica può chiedere ai siti internet o ai motori di ricerca di cancellare i dati personali causa della violazione e i contenuti diffamatori. Se quest’ultimi si rifiutano, l’interessato può chiedere l’intervento del giudice che ordinerà la cancellazione di tutti i dati, proprio per impedire una maggiore diffusione. In caso di morte della persona oggetto della diffamazione, tutti i diritti passeranno agli eredi o al convivente. Ancora non si ha una cifra precisa sulle sanzioni, ma i commissari oscillano tra i 5 mila e i 25 mila euro.
Fonti: Senato.it, Ansa
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