Cibo, qualunquismo e carne di cane

E’ di queste ore la sconvolgente notizia che in Cina, precisamente a Yulin, si stia svolgendo, contro le agguerrite proteste degli animalisti, il “Festival della carne di cane”. Impallidiamo al solo pensiero di un asiatico che si lecchi i baffi davanti uno stufato di fido, tanto quanto il solo pensiero dell’esistenza del cannibalismo. A prescindere che ci si nutra di cani o di qualunquismo, cerchiamo di capire perchè.

La passione cinese per la carne di cane non nasce oggi, ma presumibilmente intorno al 500 a.c. e naturalmente non è una leggenda metropolitana atta a screditare la popolazione attualmente più potente del mondo, ma è una tradizione nata soprattutto per sopravvivere alla penuria di cibo in determinate regioni. Radicata in alcune zone della nazione e non solo, in altre è andata via via scomparendo come l’invidiosa constatazione occidentale che i cinesi non muoiano, altra leggenda metropolitana: semplicemente abbandonano durante la vecchiaia gli Stati che hanno colonizzato per amor di patria.
Stufati e brodini a base di questa carne, secondo la medicina tradizionale, aiuterebbero a combattere e prevenire malattie croniche, migliorerebbero la circolazione del sangue e l’artrite.

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Questa abitudine culinaria che in Occidente è ritenuta a dir poco offensiva, come accennavamo, non riguarda solo alcune regioni della Cina, ma anche Corea del Sud, Vietnam, Thailandia, India, Indonesia e Filippine. Il consumo moderno sta diminuendo in relazione all’occidentalizzazione di molte aree della nazione e anche per i controlli più stretti rispetto alle pratiche di allevamento e macellazione a cui sono costretti gli animali. Allevati, stipati in gabbie, alimentati in malo modo, allo scopo di venire un giorno triturati in massa per essere rivenduti e mangiati: un po’ come capita alle mucche o ai polli che poi a cuor leggero ordiniamo al Mc Donald’s.
Tornando al Festival di Yulin, si contano circa 2000 vittime canine immolate alla causa, ma come riporta la stessa Ansa, il consumo sta sostanzialmente diminuendo e anche le amministrazioni locali e nazionali sembrano voler in qualche modo tutelare il migliore amico dell’uomo da questa mattanza. Noi lo consideriamo “domestico” e seppur si sia guadagnato questo ruolo nella società grazie a sensibilità e intelligenza pari o maggiore rispetto a quella di molti uomini, non è ancora scientificamente dimostrato che i cani amino passeggiare dentro una borsetta, eppure lo fanno. Che questa pratica sia spartana non ci sono dubbi, ma una riflessione sull’ipocrisia che ci porta ad autorizzare il genocidio dei polli (forse sono stupidi e quindi meritano di essere mangiati?) è doverosa. La soluzione più coerente sarebbe convertirsi al Vegetarianismo e Veganismo, iniziando così a tutelare le specie animali tutte partendo dal proprio microcosmo. In caso contrario possiamo tranquillamente continuare ad assaggiare manicaretti, gustosissimi, a base di maiale, mucca e cerbiatto senza guardare dall’alto in basso chi ha semplicemente tradizioni differenti.

 

@MariaChiaraPier

 

 

 

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