Libri: La vodka è finita

È uscito da poche settimane La vodka è finita per le Edizioni Ensemble, piccola e interessante casa editrice romana, presentato prima in forma quasi privata alla libreria Nero su Bianco, poi con tanto di reading accompagnati da una piccola band alla libreria Giufà di San Lorenzo (foto a lato) e, infine, al Salone Internazionale del Libro di Torino.

Il romanzo d’esordio di Alessandro Bernardini si può definire un romanzo storico con intreccio principale basato su una crime-story. Sullo sfondo la Perestroika, Piazza Tienanmen e la caduta del muro, la via di Gorbaciov e la fine del socialismo reale, sotto i piedi la Roma di fine anni ottanta, le sue due guance entrambe sporche, la strada dura e criminogena. Ugo, un ragazzo cresciuto a cavallo tra l’educazione valoriale materna e la tradizione criminale paterna, avrebbe il fisico, il profilo e la drammaticità per essere il protagonista, ma si stanca presto di esserlo. In realtà, si rivela un sasso lanciato nella trama del romanzo che urta le vite degli altri personaggi, abbattendoli come birilli in fila e prestando loro di volta in volta il centro della scena, la quale si fa policentrica con naturalezza, senza spiazzare e rischiando spesso di intrigare il lettore. Il ritmo è sostenuto ma in grado di respirare, lo stile è riconoscibile e dosa con cura essenzialità e pathos. L’azione è restituita con immediatezza mentre qualche dialogo risulta appesantito dalla rinuncia al romanesco.

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Più si va avanti più i protagonisti interessano per quel che sono, indipendentemente dalle rispettive traiettorie e, contemporaneamente, il fuoco su cui gli occhi del lettore non possono che posarsi diventa non Ugo né gli altri, ma l’Altro, un personaggio anonimo sulla cui ossessiva esistenza si aprono squarci di narrato che viaggiano paralleli al resto della trama.  L’anima scura, l’Altro personaggio, il parassita emotivo del libro, l’oscena figura notturna, striscia abilmente tra le tracce narrative con le proprie pagine crude, brevi e velenose, senza però essere antagonista. Ogni personaggio è il primo antagonista di se stesso e ognuno trova inoltre nel libro il proprio avversario naturale: il ladro e lo sbirro, il figlio e lo pseudo-padre, il prigioniero e il carceriere, lui e lei. L’ombra invece, il personaggio anonimo, non è l’antagonista di nessuno se non del romanzo stesso, col quale flirta da vicino senza farne parte. La tinta più scura, che diventa metro e fondo scala dei peccati degli altri e di fronte alla quale verrebbe voglia d’assolverli tutti, sbiancandoli per amnistia. La presenza dell’Altro impedisce al lettore di concedersi una lettura inquinata dall’assenza di dubbi, liberando la fiction dal proprio lato rassicurante e in questo, l’anonimo,  è il personaggio con la funzione letteraria più importante. Il romanzo è intenso, il meccanismo narrativo funziona regalando bei momenti di lettura, si entra in contatto con la psicologia dei ruoli, si legge con curiosità senza che l’opera si impicchi a essa. I personaggi di Bernardini sono universi che crollano, inesorabili, corrono contro se stessi fino all’ultima pagina, planando in un lungo epilogo in cui il ritmo rallenta e i nodi vengono al pettine, finché la Vodka è finita davvero e verrebbe voglia di averne ancora un po’.

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