Guerra dei Roses tra Israele e Palestina
Proprio come i protagonisti de “La Guerra dei Roses” Israele e Palestina dormono sotto lo stesso tetto ma coltivano una rabbia che, mentre li lascia attaccati a ogni angolo della – loro nolenti – casa comune, li porta a farne a pezzi l’angoletto più in là, occupato dal nemico. La scomparsa di tre ragazzi è la miccia che ha rialimentato la guerra infinita.
Sono spariti ormai da sei giorni i tre ragazzi ebrei Eyal Yifrah, di 19 anni, e Gil-Ad Shaer e Naftali Frenkel, di 16 anni, studenti di scuola ebraica di cui dallo scorso giovedì non si hanno più notizie. Nessuna rivendicazione eppure Netanyahu ha già individuato i colpevoli e addossato ogni colpa all’Autorità nazionale palestinese (Anp). Il presidente israeliano telefonato direttamente al presidente palestinese chiedendogli di intervenire per far tornare a casa i ragazzi rapiti e di attivarsi per la cattura degli autori del gesto, «partiti da aree che si trovano sotto il controllo dell’Autorità nazionale palestinese». La risposta di Abu Mazen non si è fatta attendere, il presidente palestinese ha condannato sì pubblicamente il rapimento ma contestualmente anche la brutalità della reazione israeliana, dichiarando che «entrambe le parti devono astenersi dalla violenza». {ads1}
Le truppe di Tel Aviv, sperando di trovare tracce utili al ritrovamento dei giovani, hanno messo a soqquadro la Cisgiordania e sono entrate in azione anche nel campo profughi di Balata, vicino a Nablus. Gli arresti sono ormai saliti a duecento: sono state fermate decine di attivisti di Hamas e lo stesso presidente del Parlamento palestinese, Abdel Aziz Dweik. Media locali hanno riportato che il governo sta valutando di deportare i leader del gruppo palestinese dalla Cisgiordania nella Striscia di Gaza, di demolire le loro case o di adottare sanzioni contro membri di Hamas detenuti in carceri israeliane. Inutile dire che le tensioni sono alle stelle. Il ministro israeliano dell’Intelligence, Yuval Steinitz, in un’intervista all’emittente Channel 10 è arrivato a dichiarare che Israele punirà tanto Hamas quanto l’Anp: «Se non facciamo pagare un prezzo duro incoraggiamo queste cose».
Mentre la Palestina brucia sotto il colpi della rappresaglia ordinata da Netanyahu gli Usa mostrano accondiscendenza. Anche per il segretario di stato americano John Kerry la colpevolezza di Hamas è dato certo, sebbene l’organizzazione islamica abbia smentito di aver avuto parte nel rapimento e non esistano prove che ricadano su Hamas. Nei bollenti territori occupati (Striscia di Gaza e Cisgiordania) è in atto il più grande dispiegamento di forze dalla Seconda Intifada e anche stavolta nessuno sembra ritenere opportuno dialogare anziché limitarsi, crudelmente, ad agire.