News – Matt Dillon al Taormina Film Festival
TAORMINA – Lo avevano definito “il James Dean degli anni Ottanta”, il tempo ha stemperato la sua bellezza patinata e gli ha donato rughe e fascino. Oggi Matt Dillon ha cinquant’anni, una lunga carriera con registi come Francis Ford Coppola, Arthur Penn, Gus Van Sant, Mike Figgis, Cameron Crowe, Anthony Minghella, un bel po’ di cose da raccontare.
Alla TaoClass del TaorminaFilmFest della quale è protagonista è accolto da orde di adolescenti urlanti, quando lui era all’apice della popolarità non erano ancora nati. «È una delle cose che mi piace di voi italiani, la generosità con cui sapete accogliere l’altro, la vostra sensibilità» commenta, mentre le ragazzine gli agitano gli smartphone davanti alla faccia e la giovanissima fidanzata lo guarda adorante, seduta in prima fila.
«È un aspetto che emerge anche dal vostro cinema, che è stato ed è grande perché ha la capacità di raccontare le storie delle persone. Penso a Fellini e a I vitelloni, ad esempio, e a tanti altri maestri del passato e del presente che sanno tirare fuori una grande umanità dai personaggi».
Una fissazione, quella del lato umano delle storie. Lo ripete di continuo, durante la conversazione con il direttore artistico del Festival, Mario Sesti, e con il pubblico. Lui che di ruoli ne ha interpretati tanti e diversi, da buono e da cattivo (e da imbranato, come in Tutti pazzi per Mary) insiste: «In un film quel che conta è avere un buon personaggio, non è necessario che sia simpatico, non deve per forza piacere al pubblico, deve avere una sua storia – dice Dillon – devi restituirne l’intimità. Ho deciso di fare questo mestiere non per stare sotto ai riflettori, ma per girare lo specchio verso il pubblico e riflettere la verità della vita. Anche quando ho lavorato come regista, l’ho fatto sempre in questa chiave, con l’intenzione che lo spettatore vedesse se stesso e si potesse riconoscere almeno in parte» […] (fonte Repubblica).