La pittura o Come sbarazzarsene a Villa Medici

Forme semplici e geometriche, monocromatiche e seriali sono alla base della Minimal Art, ma nel dibattito artistico degli anni ’60 appaiono come la spia dell’inesorabile morte della pittura. Una mostra all’Accademia di Francia-Villa Medici spiega fino al 14 settembre la complessità sottesa all’arte della sottrazione attraverso il confronto dei lavori di Fabio Mauri, Marcia Hafif, Martin Barré, Olivier Mosset.

È sempre suggestiva l’installazione di opere d’arte contemporanea in edifici antichi. È lo svolgersi figurativo di una conversazione tra epoche, la possibilità di assistere ad una spettacolare lotta tra titani nell’arena fascinosa dello spazio allegorico. La mancata fusione tra le geometrie spezzate del Toblerone di Mosset e le linee armoniose dell’ingresso di Villa Medici che lo ospiterà fino a settembre, la dice lunga sulla distanza tra il pensiero artistico rinascimentale, per cui la pittura era indispensabile filtro di indagine naturale, e la poetica del minimalismo, imputata dalla critica per il suo ipotetico omicidio. In La pittura o Come sbarazzarsene il curatore e direttore d’accademia Eric de Chassey sceglie il tormento stilistico di quattro artisti contemporanei, per spiegare come 50 anni di sperimentazioni astratte dopo Kazimir Malevich e Piet Mondrian, e la riduzione dell’immagine ai suoi elementi primari, hanno portato a una forma d’arte fatta quasi di nulla, la cui conseguenza inevitabile sembra essere la scomparsa della pittura stessa. L’omaggio è alla tragicommedia di Ionesco Amedeo o come sbarazzarsene, in cui protagonista è il tentativo disperato di due coniugi di nascondere l’omicidio dell’ amante di lei, che all’arrivo della polizia pensa bene di “riprendere vita”, vanificando i loro piani. La tradizione pittorica è un’eredità altrettanto ingombrante per Fabio Mauri, Marcia Hafif, Martin Barré, Olivier Mosset, tra i pochi artisti che, dopo la fuga extrapittorica nell’arte concettuale e performativa, sentiranno l’urgenza di tornare alla formazione pittorica per indagarne nuove possibili esistenze, oltre la presunta “fine“.

{ads1}

Le opere esposte ripercorrono i tre periodi fondamentali del percorso artistico, delineando i termini della storia dell’astrazione: la scomparsa di forme e colori fino alla smaterializzazione di superfici con l’uso dello spray, le opere concettuali in video e fotografia, fino ai dipinti astratti della rinascita. “Non ti puoi veramente sbarazzare di lei, è una storia che esiste. Ancora oggi noi lo facciamo cercando vie nuove e continuiamo a chiederci se ne vale la pena” chiosa sobriamente tra le sue sculture Olivier Mosset.

Twitter: @EvaElisabetta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *