Civic hacker, la bussola degli open data
L’avanzare della tecnologia è ormai un processo inarrestabile. SmartTv, smartphone, tablet ecc. fanno parte della vita quotidiana di una persona. Gli stessi governi e pubbliche amministrazioni devono correre ai ripari e stare al passo con i tempi, ma non sempre la grande mole di dati è di facile accesso ai cittadini. Nascono così gli open data e il civic hacking.
Procedendo con ordine prima di scrivere di open data e civic hacking bisogna chiare il concetto di Open Government. Questo termine infatti viene usato per descrivere una disciplina più ampia, in cui la pubblica amministrazione entra direttamente in contatto con i cittadini, permettendogli una partecipazione diretta alle decisioni. Si tratterebbe di una amministrazione più aperta e trasparente grazie proprio all’uso delle nuove tecnologie e forme di comunicazione. Dello stesso concetto è l’e-government che rappresenta tutte quelle iniziative e azioni attuate per la riforma elettronica dello Stato, come la memorizzazione di dati digitali e la completa trasformazione del funzionamento della pubblica amministrazione. Tutta questa mole di dati, grazie proprio alle nuove tecnologie e alle apposite licenze, diventano “aperti”, cioè accessibili a tutti. Il termine inglese è appunto open data, che sono proprio quei dati che senza restrizioni, sono quindi usufruibili da tutti, resi disponibili proprio da enti sia pubblici che privati. Infatti gli open data non riguardano solo la pubblica amministrazione o dati governativi, ma si possono riferire anche a scenari diversi che possono spaziare dalla chimica, alla medicina o alla scienza.
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È in questo quadro che si affaccia una figura importante per cercare di sfruttare e capire al meglio questo gran numero di dati, si tratta dell‘hacker civico. Non si tratta del solito pirata informatico, infatti il loro scopo è quello di aiutare le persone a gestire questi dati pubblici. Questi hacker sfruttano la loro conoscenza e la loro dimestichezza con le tecnologie digitali per rendere gli open data e diversi altri strumenti, già di per sé disponibili, più utili e più facilmente utilizzabili ai cittadini grazie a delle applicazioni. Principalmente quindi cercano dei meccanismi che possano portare benefici alla società, contribuendo a migliorare la vita delle persone. Il loro “motto” è innovation without permission, ad intendere un’informazione che non chiede il permesso, ma accade e basta. Ed ecco che quindi i dati messi a disposizione dalla pubblica amministrazione trovano un loro ordine grazie ad una applicazione e i cittadini potranno facilmente sapere come vengono spesi i soldi dei contribuenti o analizzare tutto l’operato di un sindaco uscente e magari confrontarlo con quello del suo avversario. L’hacker civico può quindi essere uno strumento di trasparenza politica tra il cittadino e la pubblica amministrazione. Un nerd che si trasforma in una bussola tra una miriade di dati.
Fonti: wikipedia, Centro Studi Giuridici e Politici Umbria
@donati_flavia