Carmen secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio
Isabella Cocuzza e Arturo Paglia
presentano
CARMEN di Georges Bizet
secondo L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
Una produzione Les Nuits de Fourvière/Dèpartement du Rhône
In coproduzione con l’Opéra Théâtre de Saint-Étienne
Una produzione esecutiva Paco Cinematografica
in collaborazione con Vagabundos S.r.l.
Carmen aprirà la stagione estiva del
Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla
La prima italiana dell’opera avrà luogo il 24 Giugno alle ore 21.00
Orchestra di Piazza Vittorio
Coro Lirico di Saint Étienne Loire – Direttore del coro Laurent Touche
Orchestra Giovanile del Teatro dell’Opera di Roma
Pianista e direttore Leandro Piccioni
Regia Mario Tronco
Elaborazioni e arrangiamenti Leandro Piccioni e Mario Tronco
Coreografia Giorgio Rossi
Scenografia Lino Fiorito
Adattamento libretto, Coro e Transizioni Serge Valletti
Disegno luci e Direzione Tecnica Daniele Davino
Assistente alla regia Daniele Spanò
Costumi Katia Marcanio
Sviluppo e accompagnamento progetto Giacomo Scalisi
Direttore di produzione Francesca Daccico
Scene e costumi realizzati dall’atelier de l’Opéra Théâtre de Saint-Étienne
L’Orchestra di Piazza Vittorio è nata in seno all’associazione APOLLO UNDICI, ed è stata ideata e creata da Agostino Ferrente e Mario Tronco.
Dopo l’osannata versione del Flauto Magico (2009), l’Orchestra di Piazza Vittorio rivisita Carmen in collaborazione con l’Opéra Théâtre de Saint-Étienne. Lo spettacolo che ha debuttato in prima mondiale al Festival Nuits de Fourvère a Lione dal 23 al 26 giugno, 2013, arriva per la prima volta in Italia per una serata evento. CARMEN di Georges Bizet, secondo L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO, aprirà infatti la stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla, il 24 Giugno alle ore 21.00
L’idea è di raccontare una storia che si differenzia dal libretto originale della Carmen non nella sinossi, ma nella psicologia e nella caratterizzazione dei personaggi. Siamo abituati all’idea di un Don José perdente. La sua vita è irrisolta, ha avuto problemi con il gioco e i suoi progetti sono cambiati: si è arruolato, ha cambiato città, ha nostalgia della propria terra e della madre malata, è triste, soffre la lontananza. E’ rissoso e un po’ patetico (nel senso di commovente quando c’è un grande interprete, quasi ridicolo quando ce n’è uno meno bravo).
La Carmen è la sensualità sfrontata, la bellezza senza scrupolo, la femmina per eccellenza che fa degli uomini quello che vuole. Noi vogliamo raccontare altre facce di questi due personaggi. Noi vogliamo raccontare una storia d’amore.
Video Prove a Lione, Giugno 2013 “Carmen” secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio
http://www.orchestrapiazzavittorio.it/carmen/
“Sur la place Chacun passe, Chacun vient, chacun va;
Drôles de gens que ces gens-là! Drôles de gens! Drôles de gens!”
“Sulla piazza Ognuno passa, Ognuno viene, ognuno va;
Che buffa quella gente! Gente buffa! Gente buffa!”
LA STORIA
Canta il coro sospeso nell’aria, come se fosse nell’aldilà, scrutando sulla terra il passaggio di una strana carovana di nomadi, provenienti da varie parti del mondo, che dal Rajasthan è in cammino verso la Spagna. E’ tra questa gente che si sviluppa la storia della nostra Carmen. Il coro ce la racconta, la conosce da secoli. La storia a cui assiste in quel preciso momento, tra quella gente, l’ha già vista migliaia di volte in altrettanti posti nel mondo.
Ma il coro, questa volta, decide di non essere solo spettatore, e diventa parte attiva della storia. A volte si sostituisce ai personaggi dettando le fila del racconto, altre volte suggerisce loro come comportarsi, cosa dire, ed altre ancora scende sulla terra diventando personaggio. Insomma il coro ha la doppia funzione di narratore e di voce della coscienza (una via di mezzo fra coro greco e “grillo parlante”). Sulla terra, invece, si sviluppa la tragedia umana di un giovanissimo ragazzo che perde la testa per una donna più grande di lui, bellissima e seducente, che ama la libertà più dell’amore stesso.
“Carmen è una storia tristemente contemporanea. Parla di una tragedia che quotidianamente si ripete nel mondo. Un fenomeno che oggi si definisce con la parola ‘femminicidio’, che in passato in Italia veniva giudicato come ‘delitto passionale’, ma che, cambiando i termini, produce sempre lo stesso risultato. Sono sempre gli uomini ad ammazzare le donne. Abbiamo immaginato la storia come se avvenisse su due mondi separati: un mondo terreno, rappresentato da una carovana di nomadi che dal Rajasthan è arrivata in Spagna, raccogliendo nel viaggio gente di ogni tipo e razza, e un mondo extra-terreno incarnato dal coro dell’Opera Théâtre de Saint-Étienne. Il coro guarda dall’alto questa strana carovana pronta ad assistere alla tragedia che ha già visto migliaia di volte. Questa volta però decide di intervenire. Il coro è un personaggio a tutti gli effetti, è la coscienza dei personaggi, come il coro greco, o anche il grillo parlante. Come nel Flauto Magico abbiamo lavorato sui personaggi per similitudini caratteriali con i cantanti. Carmen è Cristina Zavalloni. A parte le straordinarie capacità interpretative, Cristina è una donna la cui energia può addirittura far paura ma così affascinante e convincente che ti porta dovunque voglia. Don Josè è del Rajasthan, Sanjay Khan. Ha vent’ anni, lo conosco ed ho lavorato con i suoi fratelli da quando aveva otto anni e già cantava benissimo. E’ sempre innamorato. Micaela è Elsa ha studiato arti circensi e come un clown ha l’espressione un po’ persa, ma è bella e sa il fatto suo. Sa che Don Josè tornerà da lei. Escamillo è Houcine Ataa e quando lo vedrete capirete perché e… così via. La Carmen è un’opera comique, ispirata dalla musica popolare gitana. Il nostro lavoro tende ad esaltare le zone della partitura di forte ispirazione popolare. Con Leandro Piccioni cerchiamo di mettere a nudo la composizione, renderla il più semplice possibile per capire dove si trova il centro dell’emozione. La semplicità della melodia spogliata ti avvicina idealmente al momento in cui l’autore l’ha composta. Questa è la parte più interessante del nostro lavoro, o almeno, quella che noi amiamo di più.”
Mario Tronco
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