Playoff: cronaca di una finale annunciata

Come da previsioni saranno l’Armani Jeans Milano e la Montepaschi Siena le due formazioni chiamate a contendersi il tricolore, dopo due semifinali avvincenti e combattute in cui gli uomini di Banchi e Crespi hanno ampiamente dimostrato di essere degne di una finale che si prospetta incerta ed equilibrata come non mai.

Come da previsioni saranno l’Armani Jeans Milano e la Montepaschi Siena le due formazioni chiamate a contendersi il tricolore, dopo due semifinali avvincenti e combattute in cui gli uomini di Banchi e Crespi hanno ampiamente dimostrato di essere degne di una finale che si prospetta incerta ed equilibrata come non mai.

Siena raggiunge la sua ottava finale consecutiva, quella più bella perché più difficile e costellata da disavventure societarie che hanno paradossalmente compattato un gruppo che di mese in mese è cresciuto diventando sempre più solido e affidabile, mentre Milano dopo la cavalcata trionfante in regular season ha dovuto fare i conti con la dura legge dei playoff che ha minato qualche certezza, ma di sicuro ha fortificato un team e una città che attende il tricolore da ben diciotto anni dopo aver perso ben quattro finali nell’ultima decade. Stavolta la musica potrebbe essere leggermente diversa perché l’Armani è stata costruita per vincere e arrivare fino in fondo, e l’acquisto di Hackett nè è la  controprova, con un roster talentuoso e adeguatamente coperto in tutti i ruoli, mentre la Montepaschi ha dimostrato grandi individualità e capacità di adattamento difensivo unito ad un’esperienza forte di sette titoli consecutivi.

Milano ha superato Sassari espugnando per ben tre volte il Palaserradimigni ribaltando in trasferta i due passi falsi interni consecutivi e il quattro a due finale è frutto di una grande prova di carattere e di forte personalità che le ha permesso di venire a galla nei momenti più difficili grazie ad un’ampia gamma di bocche da fuoco, da Curtis a Langford, unite ai centimetri e ai chili di Samardo e Lawal veri dominatori dell’aria pitturata e al duo italiano Gentile Melli sicuri e affidabili anche in chiave difensiva, a cui si aggiunge il talento eclettico di un David Moss alterno, ma in grado di accendersi in qualunque momento dell’incontro. Sassari ha pagato a caro prezzo gli sforzi compiuti nelle due imprese di Assago nelle quali ha dimostrato le proprie qualità di squadra e non solo di somma di talenti, ma la stanchezza unita alla pressione di una posta in palio troppo alta per la banda di coach Sacchetti hanno fatto la differenza soprattutto nella decisiva gara sei persa in malo modo tra lemura amiche. La standing ovation e il ringraziamento dei cinquemila tifosi dopo l’eliminazione sono stati il giusto e doveroso tributo alla formazione isolana autrice di una stagione fantastica sia in Europa che in Italia grazie alla vittoria in Coppa Italia e ad una semifinale scudetto insperata, ma ampiamente meritata. Sassari già dall’anno prossimo sarà competitiva e pronta a consolidare quanto di buono fatto quest’anno e la pallacanestro italiana ha ritrovato una delle piazze storiche, prezioso humus e spot anti crisi per la sopravvivenza di questo sport.

Diverso andamento per la semifinale tra Roma e Siena chiusa sul quattro a uno per i toscani, con i capitolini autori dell’impresa contro Cantù nei quarti di finale e già paghi del traguardo raggiunto contro una mensana avida e mai doma, abituata a soffrire e a gettare la zampata decisiva quando il gioco si fa duro. Gli uomini di coach Crespi dopo lo spavento nei quarti risolti in extremis contro Reggi Emilia, si sono aggrappati nella serie contro l’Acea alla straripante capacità offensiva di Haynes, Green e Carter micidiali cecchini pronti a infierire dalla lunga distanza con percentuali mostruose e annichilendo sul nascere le alchimie difensive di coach Dalmonte che ha avuto molto dai senatori e ben poco da chi era chiamato a fare la differenza, tra cui Hosley principale imputato della mollezza offensiva capitolina. La Montepaschi pur non partendo coi pronostici dei bookmakers sembra attrezzata in ogni reparto e alla classe degli esterni va sommata la verve atletica di Matt Janning lucido e ispirato in cabina di regia e una pattuglia di lunghi ruvida, ma ben oleata da capitan Ress (unico superstite dell’incredibile ciclo tricolore) a cui si aggiungono lo spigoloso Ortner e i chili di Othello Unter e Spencer Nelson contro i quali avranno il loro ben da fare i lunghi milanesi. E’ proprio in questo settore, contrariamente a quanto possa sembrare, che emergeranno le differenze e la lotta a rimbalzo potrebbe essere uno dei fattori di in una finale apertissima tra due formazioni che si conoscono a memoria avendo entrambi le carte in regola per salire sul gradino più alto. Siena cerca la storia inseguendo l’ennesimo record, Milano vuole vincere qualcosa e iniziare un ciclo davanti agli occhi di un Giorgio Armani che reclama a gran voce un trofeo in bacheca. Si comincia domenica, le prime due Milano poi due a Siena e dall’eventuale quinta in poi a campi alternati, Milano ha il fattore campo dalla sua, ma ha dimostrato di essere vulnerabile ad Assago e Siena non è squadra da concedere più di tanto tra le mura amiche del PalaEstra. Gli ingredienti ci sono tutti che abbia inizio lo spettacolo e che il bel basket chiuda degnamente una stagione ricca di sorprese e di gradite conferme.

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