Gruppo C: il regno dell’ incertezza
Un gruppo senza “big” non attira l’attenzione dei media, soprattutto nostrani, ma solitamente risulta essere più equilibrato e divertente. Nel girone C non brilla una squadra di prima grandezza o dalla storia roboante ed è composta da compagini che il più delle volte sono partite nella competizione iridata come insidiose outsiders ed hanno finito con fare delle figure pessime.
COLOMBIA– I “cafeteros” sono senza dubbio la formazione del girone più avvezza ai grandi palcoscenici e, sulla carta, la più competitiva. Assenti al mondiale dall’98 arrivano in Brasile in pompa magna dopo un brillante secondo posto nel girone sudamericano. Ma Pekerman dovrà fare i conti con un’ assenza sanguinante, forse la più clamorosa della competizione, quella di Radamel Falcao che non è riuscito nell’impresa di recuperare dopo l’infortunio patito a gennaio. La difesa anziana e tutta “italiana” non è certo il punto di forza ma dal centrocampo in su giovani di belle speranze come Quintero e Perea insieme a giocatori giovani ma già affermati come Rodriguez, Martinez e Cuadrado rendono l’attacco colombiano potenzialmente devastante.
COSTA D’ AVORIO– L’ occasione è ghiotta per gli “elefanti”. Dopo i sorteggi terrificanti del 2006 e del 2010 finalmente un girone senza un vincitore annunciato può permettere agli uomini di Lamouchi di andare avanti nel torneo senza complicazione, basta non sottovalutare le insidie greche e nipponiche. L’ asse su cui è costruita l’ ossatura della nazionale ivoriana è sempre la stessa: i fratelli Toure, l’ eterno Drogba, a cui si affiancano i rinati Zokora e Gervinho risorti in Turchia e in Italia dopo l’ appannamento inglese. Anche le nuove leve non scherzano: su tutti Bony in attacco e i terzini arrembanti Bamba e Aurier.
GIAPPONE– Se per una squadra la Confederation Cup è stata un ottimo banco di prova quella è senza dubbio il Giappone. Alberto Zaccheroni, alla guida dei nipponici dal 2011, ha potuto constatare l’effettivo valore dei suoi campioni d’ Asia che nonostante il risultato non certo brillante hanno dato filo da torcere agli avversari. Squadra come da tradizione zaccheroniana votata all’attacco, infarcita di punte e mezze punte tra cui spiccano Honda e Kagawa. Anche la difesa, pur non essendo certo impermeabile, ha un suo perché nell’iniziare la manovra e per la stazza dei centrali.
GRECIA– A dispetto dell’ età delle “stelle” e della crisi economica che attanaglia il paese da anni. La nazionale ellenica non vuole mollare e caparbiamente si aggrappa con orgoglio al titolo europeo conquistato nel 2004. Sono passati 10 anni ma Karagounis e Katsouranis sono ancora la, a giudare quella che fu profeticamente definita prima dell’europeo portoghese un’ armata Brancaleone. Certo il materiale umano scarseggia: tolti Kone, Samaras e Mitroglou il resto è poca cosa ma la grinta e soprattutto la duttilità tattica del modulo di Fernando Santos fa della Grecia la classica buccia di banana su cui perdere punti preziosi.