Amore rinnovato: 9 volte campione di Parigi
Nessun terzo incomodo nella love story che lega Rafael Nadal al suo vero amore: il Roland Garros. 9 anni con solo un piccolo sbandamento, quando a mettersi in mezzo fu Roger Federer, che nel 2009 aiutato dallo svedese Robin Soderling, si prese il trofeo.
Un connubio, che si è rigenerato e che si è rinnovato nel 2014, proprio quando i maligni iniziavano a parlare di crisi. In 3 ore e 31 minuti, col punteggio di 3-6 7-5 6-2 6-4, il serbo Novak Djokovic ha lasciato alzare nuovamente la coppa dei moschettieri sulla rovente terra rossa di Parigi allo spagnolo che, con questa vittoria, è riuscito a mantenere salda la sua posizione al vertice della classifica Atp. Non solo per lui arriva anche un bel record: sono 14 adesso i successi negli slam, la stessa quota che ha raggiunto in carriera Pete Sampras.
“Non è impossibile, ma è molto difficile, mantenere il livello delle più alte performance su questo campo contro Nadal. E’ normale avere alti e bassi, ma in realtà al meglio di 5 set giocare in queste condizioni è davvero arduo”. Sono state le parole di un deluso serbo a fine match. Il campione di Belgrado, come si era ipotizzato e visto nei giorni passati del torneo, ha sofferto molto più che il mancino di Manacor le condizioni climatiche: il caldo, l’afa e il terreno asciutto che rallentava i rimbalzi della pallina hanno condizionato il match.{ads1} Nonostante un avvio nei suoi standard in cui ha pilotato il gioco e spinto lo spagnolo al limite per recuperare traiettorie profonde, Djokovic si è spento. Dopo aver conquistato in 44 minuti il primo set (6-3) è successo qualcosa che ha sfidato tutte le statistiche per cui, tra loro, chi di solito si era aggiudicato il set d’esordio si era portato a casa la gara. Buio del serbo nel secondo set quando butta via l’opportunità di ipotecare il risultato. Rafa prende coraggio e strappa la battuta a 15 a Nole su quel gioco decisivo che lo porta al pareggio dei conti. Nel terzo è una storia diversa dove la regia cambia in corsa: Djoko boccheggia letteralmente, sembra sfiancato e senza forze. Non fa male nei colpi, scende l’intensità e Nadal si limita a qualche bella giocata e a far correre e stancare l’avversario. Si perché per lui sembra un giorno di primavera, nessun malumore provocato dai 30 gradi. Una situazione che induce il serbo a innervosirsi, fino alla consapevolezza per cui nel quarto gioco la partita è compromessa. Il linguaggio del corpo di entrambi è lo specchio del match, ancora pieno di energie lo spagnolo si avventa su ogni palla, il serbo scuote la testa e si rivolge all’angolo per lamentarsi. Quando Nole deve servire per allungare la partita arriva ‘l’ inconsueto’ doppio fallo.
Occasione sprecata per Djokovic che non è riuscito nell’impresa e che adesso dovrà difendere, in termini di punteggio Atp, la finale di Wimbledon. Problema che, invece, riguarda poco lo spagnolo che avrà più facilità di salire ancora e fare meglio dato che l’anno scorso a Londra uscì inaspettatamente dopo il primo turno.