Scandalo Mose. L’ira di Renzi
È molto dura la posizione di Renzi rispetto allo scandalo del Mose di Venezia. Le parole del premier sono molto forti e non lasciano spazio a giustificazioni: “Il problema sono i ladri non chi ruba”, “A casa chi ruba”.
Renzi ribadisce, dunque, la sua ira verso la corruzione che in questi giorni si sta riversando sulla laguna. Si parla addirittura di alto tradimento, secondo il premier, verso un sistema che “pagava” tutti e che appunto utilizzava i fondi investiti non nel progetto vero e proprio ma verso finanziamento illecito e frode fiscale. Si parla, infatti, di un vero e proprio caso di tangentopoli, che ha visto l’arresto di molti esponenti dello scenario politico nazionale, circa 35 arresti tra cui lo stesso sindaco di Venezia Orsoni. Per capire meglio la portata dello scandalo è necessario ricordare cosa è il progetto Mose, che probabilmente troverà il suo compimento solo nel 2016. Il Mose è un sistema di salvaguardia della laguna; dovrebbe essere posto a difesa delle bocche di porto della laguna veneziana, prevedendo la possibilità di chiudere le bocche stesse con una paratoia mobile. Tutto ciò porterebbe diversi vantaggi, per contrastare gli effetti dell’alta marea e delle piene d’acqua che ogni anno disturbano la laguna. Il problema, che ha generato il caso di una vera e propria tangentopoli e scatenato le ire del premier Renzi, è che i fondi del progetto non sono stati utilizzati solo per il Mose, ma con molti fondi, ad esempio, è stata ristrutturata la villa dell’ex Governatore veneto, e si è creato un vortice di corruzione caratterizzato anche da concussione e riciclaggio.
Ad Orsoni, eletto primo cittadino della città lagunare nel 2010 nella coalizione di centro sinistra, sono stati contestati fondi illeciti per 110mila euro. Giusto per fare qualche nome e ricordare qualche cifra. È ovvio che rispetto a ciò, l’appena eletto premier Matteo Renzi, non poteva non far sentire il suo disaccordo. Ha fatto fatica a trattenere la rabbia, Renzi, quando al termine del suo primo G7 è stato sommerso da migliaia di domande sullo scandalo Mose, e ha spiegato il tutto in un lungo monologo affermando che: <<Il problema delle tangenti sono i ladri non le regole; un politico indagato per corruzione io lo indagherei per alto tradimento; perché ogni volta che il lavoro della magistratura porta alla luce “nuovi ladri” per chi fa politica in modo serio è una ferita che porta amarezza enorme>>. Dopo aver ribadito tutta la sua delusione ha anche detto che in caso di condanna definitiva sarebbe necessario un vero e proprio allontanamento definitivo da qualsiasi incarico pubblico. Dunque, come ampliamente confermato, il caso Mose non finisce qui e l’amarezza si trasformerà presto in seri provvedimenti.
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