Ucraina: le minacce della NATO a Putin, sulla pelle della Novorossia
Ieri, in uno straordinario esercizio di intimidazione e mistificazione, il segretario generale della NATO Rasmussen ha intimato a Mosca di restituire la Crimea all’Ucraina.
Del resto le parole di Rasmussen seguono il collaudato copione le cui copie ciclostilate sembrano essere state consegnate alla gran parte della stampa occidentale, in una delle più straordinarie operazioni di propaganda di guerra in epoca contemporanea. Disinformare, mescolare le carte e attribuire sempre e comunque la responsabilità ai russi di qualunque cosa accada in Ucraina. Ebbene, per quanto questo suoni pleonastico a chi ha seguito in questi mesi i pochi organi di informazione libera, in Crimea non si è sparato nemmeno un colpo, un doppio referendum ha sancito prima la secessione dall’Ucraina poi il ritorno alla Confederazione Russa. Dove invece Putin non è intervenuto per tempo, abbandonando le popolazioni russofone alla furia dell’esercito ucraino e delle milizie neo-naziste è il territorio del Donbass, l’autoproclamata repubblica di Novorossia, dove ogni giorno, da più di un mese, le popolazioni civili subiscono, assedi, stragi e bombardamenti in un’escalation di violenza che sembra non avere fine.
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Nell’ultimo week-end le incursioni ucraine nella martoriata Sloviansk si sono intensificate ulteriormente, in un raid aereo è stata uccisa la ministra del governo separatista Natalia Arkipova, mentre a Lughansk si è arrivato (come mostra questo video) a scatenare i bombardieri sui quartieri residenziali della città, strade, piazze, luoghi di lavoro e corpi innocenti, dilaniati da quelle che sembrano essere bombe a frammentazione. L’ultima notizia, confermata per ora soltanto da giornalisti russi, è quella dell’uccisione di 25 persone in un ospedale di Krasnii Leman, ad opera dei nazionalisti ucraini. Un eccidio a sangue freddo che, se confermato, rappresenterebbe l’atto di barbarie più grave contro vittime inermi dal massacro di Odessa. E’ questo il futuro che Rasmussen vuole per la Crimea (dove i russofoni sono oltre il 90%)? E’ per lasciar mano libera a tutto questo che Putin dovrebbe restituirla? Se agli occhi delle popolazioni russe residenti in Ucraina e ucraine di lingua russa, Putin è colpevole di qualcosa, è l’aver abbandonato il sud e l’est del paese alle belve filo-naziste finanziate e appoggiate da USA, UE e NATO. Dal canto loro i separatisti di Novorossia hanno abbattuto nei giorni scorsi un aereo e ancora un elicottero, oltre all’essersi impadroniti di altri blindati, dimostrando di poter resistere, con le proprie forze e probabilmente con aiuti russi non-ufficiali (si suppongono forniture di armi, supporto logistico e qualche operazione coperta), sebbene non sia affatto chiaro per quanto. Alle elezioni del 25 maggio le formazioni di estrema destra di Svoboda e Pravy Sector hanno raccolto insieme meno del 5% dei voti, che sommato ai voti della ex-presidentessa russofoba Yulia Timoshenko, non rappresentano nemmeno il 15% dell’Ucraina attuale, cioè già priva della Novorossia e della Crimea nelle quali, ovviamente, non si è votato. Il nuovo governo dovrebbe essere quindi espressione praticamente monocolore del magnate ‘moderato’ filo-occidentale Poroshenko (55% circa) eppure i partiti golpisti insediatisi dopo Majdan controllano ancora sette ministeri, larghe parti della Guardia Nazionale e sono attivamente coinvolti nei massacri dell’Est. Mentre la NATO rafforza le proprie posizioni militari nel baltico e gli aerei Usa incrociano quelli russi sul Mar Nero fin da Aprile, Rasmussen sembra soffiare sul fuoco dello scontro, senza che le urne e la conseguente elezione di Poroshenko abbiano portato quella distensione di cui si era parlato per settimane. E, forse, è proprio per questo che l’esercito dello zar non spazza via dal Donbass gli aggressori di Kiev, perché il fronte NATO sembra non stia aspettando altro. Perché? Per il gas certo (shale americano contro gasdotti russi) ma a questo punto si direbbe anche per coinvolgere Putin in un nuovo Afghanistan (versione 1979), secondo lo schema della Guerra Fredda di ‘guerra per procura’ che aveva funzionato, a parti invertite, anche in Vietnam.
Quello che non è comprensibile e non ci viene spiegato dai nostri rappresentanti appena eletti, è cosa abbia da guadagnare in uno scenario del genere l’Unione Europea. Se la volontà è davvero quella di arrivare allo scontro frontale tra potenze lo scopriremo probabilmente questa settimana dopo che Poroshenko, Obama e Putin, si saranno incontrati in Normandia per commemorare i 70 anni dallo sbarco del Giugno 1944. All’epoca un presidente americano voleva schiacciare il nazismo in Europa, oggi, un altro presidente è per i nipotini di Hitler e Bandera, il principale alleato in chiave anti-russa.