“Pane e burlesque”, un “Full Monty” in rosa
Può un’esibizione di burlesque mutare i destini di un gruppo di donne destinate all’inedia in un paesino del meridione? La risposta è sì, se le donne in questione si scoprono ironiche e coraggiose, se ce n’è una che fa da traino per tutte, soprattutto se accade in un film.
Si intitola Pane e burlesque, uscirà al cinema giovedì 29 (con 01 Distribution), è diretto da Manuela Tempesta che debutta alla regia di un lungometraggio, le protagoniste sono Laura Chiatti, Sabrina Impacciatore, Michela Andreozzi, Giovanna Rei e poi ci sono Caterina Guzzanti, Edoardo Leo e tanti altri.
Commedia decisamente al femminile, Pane e burlesque si aggancia a uno spunto d’attualità, la crisi ha portato alla chiusura di una fabbrica di ceramiche, gli ex operai passano le loro giornate giocando al Fantacalcio in una storica sezione gestita da una rappresentante sindacale impegnata nelle giuste cause (Guzzanti), va male anche alla piccola merceria di Vincenzo (Leo) e sua moglie Matilde (Chiatti) in cui lavora pure la sarta Teresa (Andreozzi). Insomma, tutto a rotoli. Fino all’arrivo di Mimì. Mimì la Petite, nome d’arte di Giuliana, figlia della buonanima cavalier Bontempi – quello della fabbrica chiusa – che, andata via dal pesino della Puglia vent’anni prima, si ripresenta con le sue Dyvettes, gruppo di burlesque appunto, per vendere le proprietà di famiglia. Ma siccome non ci si può fisdare di nessuno, saranno proprio le sue girls a truffarla e Mimì-Giuliana si ritroverà senza un soldo. E senza perdersi d’animo, convincerà le tre paesane – Matilde, teresa e Viola, interpretata da Giovanna Rei, sexy cameriera con ambizioni hollywoodiane – a mettere in piedi un nuovo gruppo con cui esibirsi fra semi-strip, piume e paillette. Una sfida che cambierà le loro vite […].
L’intento tuttavia non era solo quello di fare un film sul burlesque, «volevo anche raccontare la realtà italiana, la crisi economica e di identità che stiamo affrontando – continua la regista – e dare voce al mondo femminile, al ruolo della donna all’interno della famiglia e della società, rivelandone fragilità e potenzialità» […] (fonte Repubblica).