Real Madrid: poker per la “decima”

Dall’inferno al paradiso. Il Real Madrid, sotto uno a zero in virtù della rete di Godin, acciuffa il pari al 93′ con Sergio Ramos per poi dilagare nei supplementari infliggendo, ai rivali dell’Atletico, una sconfitta durissima per il morale quanto immeritata nel punteggio. Il colpo di testa del difensore spagnolo, ancora a segno dopo la doppietta al Bayern Monaco, ha letteralmente tagliato le gambe all’undici di Simeone.

Di lì in poi l’Atletico non ha potuto far altro che arrendersi, al termine dell’ennesima grande partita stagionale, alle reti di Bale, Marcelo e Cristiano Ronaldo. Il primo derby nella storia della Champions League va dunque alle merengues di Carlo Ancelotti, tornate sul tetto d’Europa dopo un’astinenza lunga ben dodici anni. La decima, alzata al cielo da capitan Casillas, ha dato inizio ai festeggiamenti del popolo madrileno, ritrovatosi in massa a Plaza de Cibeles, luogo simbolo dei trionfi del Real. Sarà ricordata come la vittoria di Ramos, di Bale, di Marcelo e Cristiano Ronaldo, ma la decima Champions del Real porta soprattutto la firma, indelebile, di Carlo Ancelotti.

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Un uomo mite, di grande personalità, capace di rapportarsi con i campioni, ma assolutamente geniale nella sua tranquillità.  Pragmatico, limpido, chiaro, il tecnico italiano è riuscito a riportare la coppa dalle grandi orecchie dove tutti avevano fallito, per lui si tratta del terzo trionfo da allenatore cosa riuscita prima, a cavallo tra gli anni 70 e 80, solo al mitico Bob Paisley del Liverpool. Il successo del Real ha ancora più valore se si considera contro chi è maturato.

L’Atletico di Simeone, infatti, ha dimostrato ancora una volta di essere una grande squadra, capace con grinta, caparbietà, abnegazione e acume tattico di essere alla pari di club più quotati tecnicamente. I colchoneros hanno fallito per un soffio la seconda grande impresa stagionale e, dopo la sorprendente vittoria della Liga, hanno fatto i conti con un destino beffardo, con la crudeltà di questo sport.

Come nel 1974 hanno visto sfumare il trionfo nella massima competizione continentale oltre il 90′, ma mai come questa volta i tifosi devono essere orgogliosi di una squadra che oltre ad aver regalato il titolo di campioni di Spagna, ha combattuto fino all’ultimo respiro. Le parole del condottiero Simeone sono a tal proposito emblematiche: “so che vincere è la cosa più importante, ma gli applausi della nostra gente a fine partita significano che si può essere vincenti anche nella sconfitta. Non dobbiamo piangere perché abbiamo dato tutto. Il calcio è meraviglioso anche per questo”. Onore dunque  a un tecnico e a una squadra che faranno ancora parlare di sè.

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