Noi gonzi, ovvero: a quando la lotta nel fango?

Il presente articolo si sarebbe potuto titolare “Daddario e Montereale fanno a capelli”. Ma anche “Il nostro sacrosanto Diritto di non voler sapere”. Avrebbe potuto avere un tono sarcastico: “Decenni di femminismo gettati nel…”. “Mezzo cervello in due” sarebbe stato troppo? Preferibile, allora, un titolo alla Wertmüller: “Spettatori di un iperbolico degrado ricoperto di paillettes”.

Sicuramente, in un senso o nell’altro, in termini di click la cosa avrebbe fatto la differenza. Ed è questo il primo pensiero che sorge, attratti dalla non-notizia del giorno: è roba inutile, buona solo per qualche milione di click. Se ancora una volta siamo spettatori di uno spaccato del nostro Paese non proprio edificante, infatti, tutti i quotidiani sguazzano con piacere negli strascichi della vicenda olgettina, che regala perle in differita anche dopo che i porci hanno smesso (se lo hanno fatto davvero) di bearsene. Il “fatto” è ormai noto: Barbara Montereale e Patrizia Daddario se le sono date di santa ragione. Ma mentre una ha le unghie più lunghe – forte senza dubbio della miglior estetista in circolazione – e ha spedito l’altra al pronto soccorso, quest’ultima – va ricordato – è quella col cervello più fino. La Daddario, in fondo, è stata l’unica a mettere nel sacco il Cavaliere, arrivando dove non erano mai riusciti né gli avversari politici, né la Giustizia, né la gentil (ormai ex) consorte.

E qui parte il retro pensiero, perché l’esperienza ha insegnato che, quando agisce, la Daddario non va sottovalutata. Visto, infatti, che queste allegre donnine (che non meritano di essere chiamate “donne”) non sono attualmente protagoniste di alcun evento davvero rilevante, è il momento di chiedersi seriamente: chi trae vantaggio da questa “mezza chicca da gossip”?

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Dopo una zuffa tra signorine, per quanto sanguini una narice o si sia rigato qualche bel faccino, non si finisce in ospedale. Si passa in farmacia, si chiama il medico di famiglia, si aspetta che passi. Nessuno va al pronto soccorso alle 7 di sera per qualcosa del genere. Men che meno persone “in vista”. A meno che… “Ero a casa di un amico di Barbara…” – inizia a raccontare con voce stentata la Daddario, efficacemente legata ad una lettiga – Le signore, infatti, non hanno avuto il buon gusto di “spartirsi gli ambienti”, come fanno i comuni mortali ogni volta che un rapporto tra amanti finisce. Non si sono divise locali, giro d’amici e zone della città, incuranti del rischio di incontrare “quella zoccola della rivale”. In questo caso, in senso letterale.

Patrizia racconta, fin nei dettagli, per conclude poi la sagace ricostruzione in maniera del tutto inaspettata: “Devo chiedere a Berlusconi cosa fare”. Berlusconi. Quel Berlusconi che ha tenuto in scacco davanti al Paese intero. Quello stesso Berlusconi di cui ha raccontato particolari intimi e ridicolizzato. Quel Berlusconi di cui ha mostrato la falla più grossa – agli occhi ormai insensibili dei più – e che si è rivelato un omuncolo inerme di fronte ad un’anonima escort. Ma visto, dunque, che i due l’ultima volta non si sono lasciati proprio bene bene, non appare strano che lei abbia intenzione di andare a piangere proprio da lui? Insomma, perché Patrizia tira in ballo Berlusconi che, incredibile ma vero, in questo caso non c’entra nulla?

Forse per essere certa che tutti ricordino i ben noti fatti?
Quantomeno, per essere sicura che i giornali inseriscano il nome dell’ex Premier nei titoloni da prima pagina, in bella mostra, e non solo nel corpo dello scialbo resoconto di una serata finita male (da quando non c’è Tarantini, d’altra parte, le feste non riescono più come una volta). I malfidati, allora, potrebbero tentare di unire i pezzi del puzzle: quelli della scatola di qualche anno fa e quelli di oggi. 

Primo: una donna “indifesa”, sconosciuta, che al tempo agì apparentemente da sola contro un uomo di potere, anzi, di strapotere. Secondo: il “Berlusconi condannato” di oggi, che si fa beffe del Sistema Giudiziario italiano e di tutti noi, saltellando tra arzilli vecchietti un giorno a settimana, insultando la Magistratura e facendo campagna elettorale, risultando ancora vincitore e vincente, al di sopra di tutti. Che si propone come Padre Costituente e con cui il Presidente del Consiglio in carica si sente in dovere di stringere accordi. La domanda da porsi, allora, sempre per i soliti malfidati, potrebbe essere: “Non è che con questa vicenducola da gossip qualcuno vuole ricordare agli elettori del 25 maggio prossimo che – tranquilli – Berlusconi non è invincibile?” E poi – meno tranquilli – la suddetta domanda potrebbe diventare “Si, ma qualcuno chi”?

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