La maledizione del Benfica continua

“Da qui a cento anni il Benfica non vincerà mai una Coppa dei Campioni”. Correva l’anno 1962, e l’allora tecnico del Benfica Bela Guttman pensò bene di lanciare questa maledizione sulla sua squadra, avendo mal digerito il fatto che la dirigenza gli avesse negato un premio per la conquista della Coppa dei Campioni contro il Real Madrid.

 

Detto fatto. Da quel momento in poi non solo il Benfica non ha più vinto una competizione europea, ma ha perso ben otto finali, cinque di Coppa dei Campioni e tre di Coppa Uefa/Europa League, tra cui quelle degli ultimi due anni, una contro il Chelsea al 92’, l’altra ieri sera ai rigori contro il Siviglia.{ads1} Sotto il cielo dello Juventus Stadium è stato invece il Siviglia di Unai Emery a conquistare il trofeo per la terza volta, dopo i trionfi del 2006 e del 2007. Si tratta di un record di vittorie nella competizione, che ora gli spagnoli condividono con Juventus, Inter e Liverpool.

La partita è stata intensa, il ritmo anche piuttosto elevato, con continui capovolgimenti di fronte e squadre a tratti anche molto allungate. Tecnicamente forse ci si sarebbe aspettato qualcosa in più. Va detto però che il Benfica era privo degli squalificati Salvio, Perez e Markovic, retaggio dell’intensa semifinale contro la Juventus, oltre che dell’infortunato Silvio. Il Siviglia ha fatto la partita che voleva, con un’attenta fase difensiva (prestazioni ottimali per Fazio e Pareja) e pericolose ripartenze.

Le occasioni sono state diverse, principalmente per il Benfica, ma il risultato non si è sbloccato. Grida vendetta in particolare un gol sbagliato da Lima nel secondo tempo, ma il Benfica si è lamentato anche per la mancata concessione di un calcio di rigore.

Lo 0-0 dei tempi regolamentari rinvia il verdetto ai supplementari, ma anche qui succede ben poco. Inevitabile l’epilogo alla lotteria dei rigori, dove sale in cattedra il portiere del Siviglia Beto, già protagonista nell’ottavo di finale contro il Betis. Il portiere portoghese para le conclusioni di Cardozo e Rodrigo, mentre sono perfette le trasformazioni del Siviglia. Bacca, Mbia, Coke e Gameiro vanno tutti a segno, e il Siviglia può alzare la coppa.

Incredibile il cammino degli andalusi, passati attraverso due turni preliminari e che hanno disputato un totale di diciannove partite. L’Europa League finisce per la terza volta a una squadra spagnola, dopo il bis dell’Atletico Madrid nel 2010 e 2012 e per la quarta a una squadra della penisola iberica (il Porto vinse nel 2011). Con il nuovo formato della competizione in finale sono arrivate complessivamente quattro squadre spagnole (Atletico Madrid 2010 e 2012, Athletic Bilbao 2012, Siviglia 2014), quattro portoghesi (Porto 2011, Braga 2011, Benfica 2013 e 2014) e due inglesi (Fulham 2010 e Chelsea 2013). Ciò conferma lo strapotere della penisola iberica e la latitanza delle squadre italiane, visto e considerato che in questo periodo il miglior risultato è rappresentato dalla semifinale raggiunta quest’anno dalla Juve e il secondo miglior piazzamento sono i quarti di finale della Lazio l’anno scorso.

Alla luce di questi dati, e del fatto che in Champions il cammino non è che sia tanto migliore, il sorpasso patito per mano del Portogallo nel ranking stupisce fino a un certo punto.

 

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