Taranto: sbarcano 380 profughi. Scatta solidarietà

Nuova ondata di immigrati a Taranto: sbarcano dalla nave militare Aliseo nel porto mercantile circa 380 profughi soccorsi nelle scorse ore nello stretto di Sicilia. L’accoglienza nella struttura vicina a una scuola suscita polemica tra i genitori. Poi scattano solidarietà e sostegno. 

 L’arrivo dei migranti di diverse etnie (soprattutto siriani) nella zona di Taranto Due ha inizialmente suscitato, tra genitori e residenti, paura e polemica. Il centro di accoglienza da destinare a circa 380 profughi è stato infatti individuato nell’ex scuola Martellotta attigua al nuovo edificio scolastico funzionante e frequentato regolarmente dai bambini residenti. Mentre i migranti sbarcavano nel porto di Taranto dalla nave Aliseo della Marina, infatti, un gruppo di genitori ha occupato l’ex scuola media per manifestare e rendere palese il proprio dissenso rispetto alla decisione del Comune di Taranto di far giungere qui i profughi. I genitori hanno ritenuto sconsiderato che fosse stato scelto come centro di accoglienza una vecchia struttura scolastica vicina ad una frequentata; hanno manifestato paura per i propri figli agli agenti della Polizia Municipale e al personale della Digos. Ciò che ha più preoccupato i residenti è stato l’aver notato gli autisti dei mezzi che accompagnavano sul posto i migranti indossare mascherine sul viso e guanti protettivi. <<Non abbiamo nulla contro queste persone – hanno affermato i genitori – ma non sappiamo in quali condizioni sanitarie stanno arrivando, se e quali malattie eventualmente hanno. E poi troppo vicina è l’ex Martellotta con le aule che frequentano i nostri bambini. Chi ci garantisce che i migranti non vadano da una parte all’altra?>>. Queste le maggiori proteste.

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Ma poi il concreto avvicinarsi dei profughi e soprattutto di molte donne e bambini ha cambiato le carte in tavola. Dopo le prime polemiche è scattata la molla della solidarietà. Le mamme, insieme ad altri genitori, hanno iniziato a rendersi utili e a fare quanto possibile per accogliere i migranti, soccorrerli e aiutarli. E’ stata fatta una spesa alimentare e sono stati acquistati beni di prima necessità: improvvisamente le polemiche si sono appianate, tutti hanno prestato servizio in un clima di generosità e le operazioni di sistemazione dei migranti sono continuate senza imprevisti. Sul posto, anche il sindaco di Taranto Ezio Stefàno.

 Un’altra struttura che è stata adibita all’accoglienza dei migranti è l’ex palestra Ricciardi nel rione Salinella. Questa, a differenza dell’ex Martellotta, non è vicina a nessun edificio regolarmente frequentato. La Martellotta è stata una scuola media per alcuni anni prima di essere dismessa; negli ultimi mesi era stata occupata dai giovani del movimento Mestizia, successivamente sgomberati su ordine del Comune, il quale intende creare un centro di aggregazione giovanile, anche se il progetto non è stato ancora ufficializzato. Pare non ci sia una data certa rispetto alla partenza dei migranti da Taranto. La loro permanenza dovrebbe comunque essere limitata a pochi giorni. In un momento storico come questo che stiamo vivendo in cui l’indifferenza, l’egoismo e la discriminazione regnano sovrane, poter ammirare un po’ di solidarietà scalda il cuore. I problemi, le difficoltà, la miseria quotidiana in cui gli italiani si ritrovano sono oggettive, ma è bello vedere che, talvolta, tutto questo può essere messo da parte e ad emergere sono sentimenti di generosità e umanità. La condizione fisica e psicologica dei profughi richiedenti asilo che soccorriamo quotidianamente nelle nostre acque è devastante. Lo dobbiamo sapere, ce ne dobbiamo render conto, perché è così. Provengono da storie drammatiche, scappano da guerre, malattie e sofferenze di ogni genere. Rischiano la vita per cercare un posto tranquillo, in cui rifugiarsi, ma ormai restano sempre più vittime di discriminazione e disprezzo, costretti a vivere una vita che non è affatto dignitosa. Sentimenti di accoglienza e apertura verso il prossimo, a prescindere da tutto, non fanno certo male.

Fonte: La Repubblica

                              

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