Cechov secondo Max Stafford-Clark
In occasione del suo tour negli Stati Uniti, abbiamo intervistato Max Stafford-Clark, regista teatrale di fama mondiale e fondatore della Joint Stock Theatre Company di New York.
Ha presentato Il Gabbiano di Cechov al Culture Project Theatre di New York, nell’adattamento del drammaturgo e romanziere Thomas Kilroy che, tra le altre cose, ha anche adattato i Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello.
QUALI SONO LE “NUOVE FORME” CHE CECHOV RICERCAVA PER IL TEATRO?
Il suo più importante contributo è che ha scritto a proposito di un gruppo di persone anziché di singoli protagonisti, come Romeo e Giulietta. Ha reso democratico il teatro scrivendo di un gruppo dio persone. Fiers ne Il Giardino dei ciliegi o Sorin ne Il Gabbiano sono importanti tanto quanto Andrei ne Le tre sorelle.
QUALI FORME POSSIEDE OGGI IL TEATRO E DA COSA è CARATTERIZZATO?
Ultimamente è stata data grande enfasi al “teatro fisico”. In Inghilterra, l’aspetto importante del teatro è che è parte del dibattito sociale e politico, del genere di vita che conduciamo. Ad esempio, io sto portando in scena uno spettacolo sul servizio sanitario nazionale; il teatro è parte del dibattito politico e questo, credo, è più importante di qualunque forma.
IN COSA RISIEDE LA FORZA DI CECKHOV E PERCHÉ È ANCORA COSÌ MODERNO?
Era interessato in un gruppo di persone e ha scritto in modo che ogni personaggio avesse una storia. Ha scritto in quattro atti e portato avanti ciascun personaggio. Questo, all’epoca, è stato rivoluzionario. Il Gabbiano è stata la prima delle sue grandi commedie, ed è più vicina al melodramma di qualunque altra sua opera. Konstantin si uccide alla fine. Ci sono degli elementi melodrammatici, ma la conquista di Cekhov è che si è allontanato dal melodramma e ha stabilito un nuovo schema per i futuri scrittori che è seguito ancora oggi.
PERCHÉ HA CHIESTO A THOMAS KILROY DI ADATTARE IL GABBIANO IN IRLANDA?
L’Irlanda e la Russia hanno molto in comune. Sono entrambe società rurali. A quel punto del diciannovesimo secolo, c’erano l’aristocrazia e la classe contadina, non il ceto medio. Turgenev ha detto: «Non avrei mai potuto scrivere della classe contadina senza aver letto Maria Edgeworth», una scrittrice Anglo-Irlandese del diciannovesimo secolo. Ed entrambi i Paesi hanno attraversato dei periodi di violenza, di sconvolgimenti sociali a metà dell’ottocento, – la Russia l’emancipazione dei servi e l’Irlanda la carestia. Ed entrambi hanno conosciuto, naturalmente, dei violenti movimenti rivoluzionari negli anni venti, che hanno mutato il destino politico delle rispettive nazioni per sempre.