Il gioco d’azzardo che colpisce i minori
Secondo il dossier Azzardopoli, steso dall’associazione Libera, in Italia sono presenti 1 milione e 720 mila giocatori a rischio e più di 708 mila giocatori, adulti, che la soglia del pericolo l’hanno oramai superata. Dati allarmanti sì, soprattutto se a questa fascia di adulti si somma l’11% dei casi di giocatori patologici minorenni e a rischio. E, quando si parla di coinvolgimento di minori, ogni problema diventa ancora più grande.
Sul tema specifico della piaga del gioco d’azzardo sulla vita dei minorenni se ne sono occupati la SIMPE (Società Italiana Medici Pediatri) e Paidòss (Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza) attraverso un’indagine condotta a livello nazionale. I dati emersi da questo studio sono tutt’altro che rincuoranti: più di 800 mila ragazzi italiani fra i 10 e i 17 anni giocano d’azzardo e 400 mila bambini, tra i 7 e i 9 anni, hanno già scommesso la paghetta su lotterie e bingo. Di fronte a questi numeri alcune domande sorgono spontanee: e il divieto di giocare rivolto ai minorenni? I genitori di questi che ruolo hanno in tutto ciò? Se rispondendo alla prima domanda si rischia di ricorrere nella solita aleatorietà alla quale induce la legislazione italiana sul gioco, nel secondo caso ci si aspetterebbe di trovarsi di fronte a situazioni più definite rispetto al controllo e l’educazione che ogni genitore dovrebbe dare al proprio figlio. Visti i dati risultanti dall’indagine, però, è facile intuire che, anche nell’amministrare il proprio piccolo mondo, gli adulti presentano delle difficoltà. Secondo i suddetti studi, presentati all’International Pediatric Congress on Environment, Nutrition and Skin Diseases, tenutosi a Marrakech dal 24 al 26 aprile scorso, il 90% dei genitori non ha idea di che cosa significhi il termine ludopatia: elemento già allarmante visto che ne deriva il mancato riconoscimento dell’esistenza di una malattia derivante dal gioco. Il 35% di questi, inoltre, ha dichiarato di aver incontrato minorenni all’interno di sale giochi, dai quali ha anche ricevuto richieste di giocare al posto loro per eludere divieti che impediscono alcune tipologie di scommesse a chi non è maggiorenne. Ecco: solo alcune tipologie di scommesse sono vietate a chi non è maggiorenne.
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Il problema del gioco d’azzardo è nazionale, la nazione italiana però è formata da regioni le quali, nel loro piccolo, stanno tentando di varare provvedimenti volti a combattere questa piaga. I primi obiettivi, in genere, riguardano sempre il divieto di porre punti di gioco vicini a luoghi sensibili quali scuole, centri anziani, centri abitati. Regioni come la Lombardia, inoltre, hanno anche avanzato la proposta di imporre l’utilizzo per la tessera sanitaria per impedire il gioco ai minori. I risultati però, nell’uno o nell’altro senso, ancora non si vedono: il gioco sembra essere un bersaglio molto difficile da combattere e, ancor di più, quello online. Un altro dato allarmante, derivato sempre dalle indagini sopraccitate, è quello che rileva come il 51,3% dei genitori non usi nessun filtro e nessuna limitazione per evitare che i propri figli si imbattano in siti pericolosi; esistono numerosi programmi gratuiti che si possono scaricare sul pc e che permettono di eseguire queste operazioni. Oppure, se si volesse puntare in alto, sarebbe gradita una legge simile a quella approvata, nel 2006, negli Stati Uniti che proibisce il gioco online agli americani, ovvero la UIGEA; ma qui si tratterebbe di utopia. Si dice che per ottenere grandi risultati bisogna iniziare da piccoli passi e prima di puntare in alto va conquistato il basso: è bene quindi che, in primis, siano i genitori a educare e a regolare le abitudini dei figli. Queste iniziative private poi possono essere accompagnate da altri tipi di progetti come quello della campagna di sensibilizzazione contro il gioco d’azzardo minorile, indetto proprio dalla SIMPE, chiamata Ragazzi in Gioco e mirata a organizzare corsi dedicati agli studenti nelle scuole e ai pediatri.